Pregare per i vivi e per i morti

LA PREGHIERA COME OPERA DI MISERICORDIA, COME ATTO DI AMORE.

“Nel Cenacolo tutti erano assidui e concordi nella preghiera con Maria, madre di Gesù” (At 1,13-14).

Fra tutte le “opere di misericordia” che procedono dall’amore, la preghiera occupa il primo posto. Il dono della preghiera è aprirsi a Dio e al prossimo. Mentre la preghiera santifica colui che prega, rendendolo collaboratore di Cristo nell’opera della redenzione, conferisce all’uomo la più grande dignità perché lo mette in comunione con Dio (Gaudium et Spes, 19).

Tra tutte le opere di misericordia, la preghiera per i vivi e per i morti è la sola che può essere compiuta da tutti e raggiungere ogni situazione. Veramente la preghiera è proprio l’unica grande carità che può aiutare chi si trova in difficoltà.

Nell’Antico Testamento abbiamo grandi intercessori presso Dio: Abramo, Mosè Geremia, solo per citarne alcuni. Nel Nuovo Testamento poi, Gesù è sempre citato nel Vangelo quale autentico Maestro di preghiera, spesso impegnato a intercedere per le necessità dei suoi discepoli invocando il dono dello Spirito. La tradizione della Chiesa poi, raccomanda molto la preghiera d’intercessione che ogni cristiano deve rivolgere a Dio a favore dell’umanità.

“Ogni giornata è uno spazio di tempo da colmare d’amore. Amore verso Dio e amore verso il prossimo” (A. M. Canopi). Ma perché l’amore non si riduca ad un vago sentimento occorre renderlo concreto con i fatti (1Gv 3).

A ricordarci dunque, che la preghiera non è opposta alle opere di carità ce lo insegnano i Santi. Loro hanno pregato tanto per poter fare tanto. È famoso l’episodio del giornalista che voleva intervistare Madre Teresa di Calcutta e lei gli chiese: “Ma quante ore prega lei al giorno?”. Il giornalista rimane spiazzato, si aspettava qualche richiesta. Madre Teresa giustifica così la domanda: “Vede, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri. Senza preghiera è difficile resistere nel servizio vero ai poveri” e poi aggiunge: “Ricordati che io sono solo una povera donna che prega. Pregando, Dio mette il suo amore nel mio cuore e così posso amare i poveri”.

Quando parliamo della preghiera di intercessione per i vivi e per i morti stiamo parlando della possibilità di compiere un grande atto di carità. Tale preghiera di intercessione nasce dalla consapevolezza che siamo legati l’uno all’altro, quindi non posso chiedere al Signore qualcosa solo per me, perché io non sono da solo, io faccio parte di un corpo, perciò i chiedo al Signore che mentre dona qualcosa a me, lo doni a tutti. La preghiera di intercessione favorisce la comunione e l’unità. Quando si prega gli uni per gli altri, è più facile andare d’accordo, sentirci in comunione. La preghiera di intercessione è uno strumento di comunione. Quanto le nostre comunità educanti hanno bisogno di educarsi ed educare alla preghiera reciproca: gli uni per gli altri!

Quest’opera di carità non è solo per chi vive, ma anche per i defunti. L’importanza del pregare anche per i morti ce la spiega Dostoevskij, che nel romanzo “I fratelli Karamazov” ci regala un bellissimo dialogo tra il padre spirituale e il giovane Aljoscia.

Dice: “Ragazzo… Nella tua preghiera che è sincera trasparirà un nuovo sentimento e una nuova idea che prima ignoravi e che ti ridarà coraggio e ti accorgerai che la preghiera educa. Rammenta poi di ripetere dentro di te ogni giorno e più che puoi: Signore abbi pietà di tutti coloro che oggi sono comparsi davanti a te, poiché a ogni ora, a ogni istante migliaia di uomini abbandonano la loro vita su questa terra e le loro anime si presentano al cospetto del Signore e quanti di loro lasciano la terra in solitudine, senza che lo si venga a sapere, perché nessuno li piange, né sa neppure se abbiano mai vissuto. Ma ecco che forse dall’estremo opposto della terra si leva ora la tua preghiera al Signore per l’anima di questo morente, benché tu non lo conosca né lui abbia conosciuto te. Come si commuoverà la sua anima quando comparirà timorosa davanti al Signore nel sentire che proprio in quell’istante c’è qualcuno che prega anche per lei e sulla terra è rimasto un essere umano che ama pure lei e lo sguardo di Dio sarà più benevolo verso entrambi, poiché se tu hai avuto tanta pietà di quell’uomo, quanta più ne avrà il Signore che ha infinitamente più misericordia e più amore di te. Egli perdonerà quell’anima grazie a te”.

È veramente bello e grande pensare che quando io prego per qualcuno che in quel momento compare dinanzi all’Altissimo, anche se io non lo conosco, la sua anima potrà beneficiare della mia preghiera, che è un atto di amore. Questa preghiera degli uni per gli altri ci ricorda una grande realtà: la “comunione dei santi”.

In questa mirabile verità di fede ecco comparire Maria, la Madre di Gesù , che nel cenacolo è assidua a e concorde nella preghiera insieme agli apostoli. Lei che è appunto la Regina degli Apostoli ha fatto della sua intera esistenza una incessante preghiera per aiutare, soccorrere, proteggere e accompagnare l’umanità di cui è la Madre. Lei che da sempre intercede presso Dio e che prega per e con noi il Signore ci è Maestra nel rendere concreta nella nostra vita quest’opera di Misericordia.

In questo 24 maggio davanti all’Ausiliatrice così cara alla Famiglia Salesiana sia dato a ciascuno di noi e alle nostre comunità educanti di meditare profondamente il valore della preghiera nella nostra vita e a Lei ancora una volta chiediamo, ciò che invochiamo nell’Ave Maria di continuare cioè a PREGARE PER NOI, ADESSO E NELL’ORA DELLA NOSTRA MORTE.

Buona Festa di Maria Ausiliatrice!