Mai così perseguitati

da | 20 Feb 2018 | Giovani

Come nei primi secoli del cristianesimo, il Colosseo, il prossimo 24 febbraio, si tingerà di rosso: le luci purpuree ricorderanno all’Occidente laico-laicista le sue origini di terra fecondata dal sangue di quanti, attratti dal messaggio evangelico, hanno sparso il seme della fede.

L’iniziativa della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre si inserisce in una doverosa opera di sensibilizzazione sulle persecuzioni, anche sanguinose, subite dalle comunità di fedeli in molte parti del mondo.

L’uomo occidentale non solo ha perso ogni riferimento religioso, ma è divenuto anche insensibile alla sofferenza, complici i media che hanno purtroppo sottaciuto la gravissima situazione, specialmente nel Medio Oriente.

Illuminare il Colosseo e, contemporaneamente, due luoghi simbolo delle nuove persecuzioni – la Cattedrale maronita di Sant’Elia ad Aleppo in Siria e la Chiesa di San Paolo a Mosul in Iraq – significherà rimarcare l’intensa comunione di fede e aiuto tra le comunità cristiane, l’unico antidoto all’apatia e all’individualismo dilaganti.

Il gesto dell’illuminazione sarà accompagnato dalle testimonianze di quanti hanno sperimentato sulla propria vita o su quella di congiunti il dramma della negazione della libertà religiosa: Ashiq Masih e Eisham Ashiq (marito e figlia di Asia Bibi) e Rebecca Bitrus, nigeriana rapita dalla setta islamista Boko Haram, si faranno portavoce dei martiri dei giorni nostri.

Si spera che l’evento trascenda la dimensione puramente sentimentale per colpire le coscienze, specialmente in campo istituzionale: è significativa la presenza di esponenti dell’Unione Europea, come il presidente del Parlamento Europeo, on. Tajani, e dell’inviato speciale Figel, ma si tratta ancora di un piccolo tassello.

Il vero passo sarebbe la concretizzazione del diritto di libertà religiosa, affermato in tutte le sedi internazionali, ma purtroppo rimasto lettera morta.

Una concretizzazione che parte dalla riscoperta del senso di comunità, che trascende i confini e tende la mano ad ogni fratello, ovunque si trovi; un senso di comunità che impone moralmente l’informazione consapevole; un senso di comunità che porta alla valorizzazione delle radici cristiane.

Che il prossimo 24 febbraio, preceduto il 23 dal digiuno indetto dal Papa per la pace, sia un momento di meditazione sulla nostra identità di cristiani, sorti dalla coerenza di chi ha speso la vita per il Vangelo predicato…

Andrea Miccichè