L’amicizia

da | 11 Apr 2016 | Proposte

Vogliamo proporvi delle brevi interviste di alcuni nostri amici dell’Oratorio Madonna in Campagna (MIC) di Gallarate.

Anche loro in modo semplice ci dicono cos’è l’amicizia per loro… buona visione!

Un’amicizia vera richiede gentilezza reciproca, rispetto, delicatezza di attenzione nel far piacere.

LAURA VICUNA

Quando Merceditas Vera corse raggiante di gioia ad annunciare alla sua amica Laura che era stata accettata tra le Figlie di Maria Ausiliatrice e che in quel giorno stesso il card. Cagliero il grande missionario figlio spirituale di Don Bosco le avrebbe imposto la «mantellina», primo distintivo esterno della sua vocazione salesiana, Laura si sentì il cuore gonfio di pianto. Merceditas le vide gli occhi imperlati di lacrime e capì che soffriva assai: a lei quella grazia, per la delicata situazione familiare, era negata.

Però Merceditas afferma che subito Laura si riprese, sorrise, dimenticò il suo dolore per accogliere nel suo cuore tutta la gioia della sua amica, partecipare alla sua festa. Laura era amica di tutte le sue compagne di scuola e di collegio, senza mai escludere nessuna. Ma Merceditas Vera era, come si suol dire, l’«amica del cuore». C’era affinità di spirito tra loro due, s’intendevano benissimo, avevano gli stessi desideri di bene. Il cuore delle due batteva all’unisono per gli stessi ideali. Si comunicavano gioie e dolori, si spronavano a vicenda, si aiutavano con entusiasmo nel cammino verso il bene.

Laura inghiottì il proprio dolore per rallegrarsi con Merceditas quando questa, tutta felice, le mostrò la mantellina che simboleggiava la sua entrata nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Però anche Merceditas accolse nel suo cuore il dolore di Laura, benché non manifestato. E appena fu sola con l’amica si tolse per un momento la mantellina e gliela pose delicatamente sulle spalle. Un gesto da nulla che può sembrare quasi infantile; ma se ci rifletti, ci vedi una gentile reciproca gara di altruismo, di amicizia autentica.

laura

DOMENICO SAVIO

Parlando del significato di alcune parole, un giorno Domenico mi chiese cosa significasse il suo nome.

“Vuol dire: del Signore — risposi. — Viene dal latino Dominus, che significa Signore”. “Perfino il mio nome dice che io sono suo. Quindi, devo farmi santo per essere davvero suo”, mi rispose. Gli disse che, oltre ad essere sempre allegro, per diventar santo avrebbe dovuto aiutare anche i compagni ad incontrare Dio. Domenico prese al volo questo mio suggerimento, tanto che non avrei abbastanza carta per scrivervi quante volte e in quali modi si impegnò a convincere i ragazzi difficili a cambiare vita o a farsi un esame di coscienza. E lo faceva non con l’autorità del comando, ma con i consigli e con le parole giuste, a volte anche sdrammatizzando e volgendo la situazione un po’ sul ridere, per poi farli ragionare sul serio. Altre volte convinceva gli amici a pregare con lui o ad andare in chiesa. In più di un caso bloccò sul nascere le risse e evitò brutte conseguenze ai ragazzi che non dimostravano abbastanza cervello.

A chi gli chiedeva perché si desse tanto da fare con persone su cui altri non avrebbero scommesso un centesimo, replicava: “Certo che m’interessa! Tutte le anime di tutti i miei compagni sono di Gesù Cristo e a lui devono tornare sane e salve. lo devo aiutarle a salvarsi, così come ho bisogno anch’io di essere salvato da loro”. Anche durante le brevi vacanze che trascorreva in famiglia, continuava questa azione di convincimento con i compagni che incontrava. Con loro entrava in sintonia subito, grazie al suo carattere gioviale e ai suoi bei modi di fare. Con la sua allegria spontanea riusciva a coinvolgerli in divertimenti sani e a fermarsi al momento giusto se prendevano una brutta piega. Aveva “sperimentato” e “perfezionato” una tecnica speciale per stare con i ragazzi “difficili” o ostili. Si avvicinava, passeggiava con loro, iniziava a giocarci e a parlare fino ad arrivare al nocciolo della questione che voleva affrontare. A quel punto, i compagni erano conquistati dai suoi modi e poteva trasmettere le idee che desiderava. Era naturale che lo cercassero per un aiutino a scuola o per raccontargli i loro problemi personali. E tutti trovavano in Domenico un attento ascoltatore e un fidato consigliere. In una sola parola, un amico.

Dom3

Domenico sapeva bene che tutti i suoi compagni, in quanto anime di Dio, meritavano e dovevano essere ricondotte a Gesù Cristo; si dedicò a loro totalmente, incoraggiandoli e consigliandoli. Questa è vera amicizia: è dimenticare se stessi per donarsi agli altri, senza pretendere nulla in cambio, senza essere egoisti. È quello che fa anche Laura che festeggia con la sua amica Merceditas, pur soffrendo per ciò che le è negato. Ma una migliore amica sa capire lo sforzo e la bontà dell’altra e infatti la giovane Merceditas non esita a compire quel piccolo gesto che simboleggia l’attenzione e la cura nei confronti della compagna.

Un vero rapporto di amicizia, infatti, cresce e si rafforza se reciproco e quotidiano, se ogni giorno si compie un piccolo e semplice gesto di attenzione e di amore. Amicizia è condividere il proprio bene senza azioni grandiose o spettacolari! L’amore, di per sé, se vero ed autentico, è già la cosa più meravigliosa del mondo.