Vedere con gli “occhi” della Chiesa

Nel “tempo di Pasqua”, il Signore ci invita a interpretare i “segni dei tempi”
(cfr. Mt 16,3)

 In questo Tempo Pasquale ci facciamo aiutare a leggere l’EG prendendo alcuni stralci del V Messaggio alla Comunità Ecclesiale Aquilana per la Pasqua 2017 del Vescovo di l’Aquila Giuseppe Petrocchi, il quale invita la Chiesa di cui è Pastore a rileggere la storia di ciascuno alla luce della Pasqua.

Convinto che è proprio nel “tempo di Pasqua”, che il Signore ci invita a interpretare i “segni dei tempi” (cfr. Mt 16,3), per cogliere la volontà di Dio manifestata attraverso gli avvenimenti che ci coinvolgono.

In questa prospettiva tutti siamo perciò chiamati ad imparare sempre meglio a “leggere”, secondo il Vangelo, i fatti e le stagioni che scandiscono la nostra esistenza, sapendo scoprire i “doni di Dio”, non solo nelle esperienze che rispondono alle nostre attese, ma anche negli angoli oscuri e dolorosi della nostra storia. Infatti nessuna situazione, per quanto avversa e intricata, costituisce un labirinto che ci intrappola.

Se siamo dalla parte di Dio e ci nutriamo del “pane di vita”, troveremo ogni volta le porte che, aprendosi verso la libertà, ci introducono in una pienezza inaspettata.

Permettetemi a tal proposito di citare il Manzoni quando nei Promessi Sposi dice: «Dio non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande» (cap. VIII).

Per cogliere nitidamente la volontà di Dio occorre vedere con gli “occhi” della Chiesa, che ci viene incontro attraverso persone e avvenimenti ispirati dallo Spirito Santo. Questa ricerca fraterna e “dialogata” si chiama “discernimento comunitario”. Se, dunque, alla luce della Pasqua decifriamo i “pronunciamenti” di Dio, scritti nella nostra vita, scopriremo, con meraviglia, che il Signore opera a nostro favore in ogni circostanza, anche la più devastante, e ci fa avanzare sulle vie dell’unità: con Lui, con noi stessi e con gli altri.

Nella Evangelii Gaudium, Papa Francesco ci esorta a fidarci di Dio e dichiara: «la risurrezione del Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia, perché Gesù non è risuscitato invano» (EG 278). Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una speranza che mai ci delude: perciò «non fuggiamo dalla risurrezione di Gesù, non diamoci mai per vinti, accada quel che accada» (EG 3).

Pertanto se ciascuno noi è chiamato a vedere con gli occhi della Chiesa si fa urgente la capacità di vivere quello stile comunionale che è tipico dell’essere Chiesa e che rischiamo di perdere proprio perché, come ricorda il Papa, viviamo in una cultura relativistica dove: “ciascuno vuole essere portatore di una propria verità soggettiva” (EG 61).

Pertanto, se nel guardare la storia siamo chiamati a mettere gli “occhiali della Chiesa”, quale Chiesa ci indica Papa Francesco?

Ci indica sempre e comunque una “Chiesa in uscita”.la quale non nasce da una visione personale, ma piuttosto “risponde cioè al dinamismo di “uscita” che Dio vuole provocare nei credenti”(EG 20).

“L’intimità della Chiesa con Gesù è un’intimità itinerante, e la comunione si configura essenzialmente come comunione missionaria” (EG 23).

La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano.

La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore (cfr 1Gv 4,10), e per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi (EG 23). Questa è la Chiesa, la sola che permette ad ogni uomo che lo desidera, di fare l’esperienza del Risorto.

Mi piace pensare che il “Tempo dell’Evangelii Gaudium” è il Tempo Pasquale che termina con la Pentecoste. Giorno in cui nasce la Chiesa.