16^ Domenica del Tempo Ordinario

19 luglio 2020 – Anno A

Vangelo di Matteo 13, 24-43

Commento di suor Michela Consolandi, FMA

 

Il Vangelo di questa sedicesima domenica del Tempo Ordinario si pone in netta continuità con quello della scorsa settimana; esso, infatti, fa parte delle parabole del Regno narrate da Matteo al tredicesimo capitolo del suo Vangelo. Nelle parabole, Gesù, attraverso le immagini della vita quotidiana, “vuole indicarci il vero fondamento di tutte le cose. Egli ci mostra […] il Dio che agisce, che entra nella nostra vita e ci vuole prendere per mano” (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret. I, Milano, 2007, 229).
Dunque, parole semplici, per trasmettere l’essenziale della fede e della vita. La ricca liturgia odierna ci presenta tre di questi racconti narrati dal Maestro alla folla, radunatasi intorno a Lui sulla spiaggia: la parabola del grano e della zizzania, del granello di senape e quella del lievito, che una donna mescola in tre misure di farina. Parabole che narrano di piccolezza e di pazienza: la piccolezza degli inizi del Regno e l’infinita pazienza di Dio. Credo siano temi tanto necessari quanto rari nella società odierna, che ci spingono a scavare fino alle profondità della nostra umanità. Di fronte ad un mondo le cui parole chiave sembrano essere “tutto, subito e senza difetti”, la logica di Dio si pone invece su un’altra linea, quella della paziente attesa, della piccolezza, del rischio.
Il Regno di Dio viene infatti paragonato a un granello di senape e ad una manciata di lievito all’interno di una grande quantità di farina: qualcosa di piccolo e nascosto, che ha però in sé la forza per trasformare ciò che lo circonda. Dio, per contribuire alla costruzione del Suo Regno, non ci chiede trionfalismi o grandi imprese: soltanto ci domanda di essere quel pizzico di lievito e quel piccolo seme; ci chiede una fiducia totale in ciò che Lui ha già seminato nel nostro cuore nel giorno del nostro Battesimo.
Proviamo allora in questa settimana a scostarci un po’ dalla brama di successo nelle nostre piccole-grandi imprese in famiglia, al lavoro, nelle relazioni. E anche nella fede; agiamo non per i risultati, ma con fiducia piena nei piccoli passi, nelle potenzialità di quel seme e di quel lievito che, alimentati dall’ascolto della Parola, possono cambiare le situazioni quotidiane anche senza che noi ce ne accorgiamo.

E poi la pazienza di Dio. La preghiera con la quale si apre la liturgia sottolinea bene il tema centrale di questa domenica:

“Ci sostenga sempre, o Padre,
la forza e la pazienza del tuo amore;
fruttifichi in noi la tua parola, seme e lievito della Chiesa,
perché si ravvivi la speranza di veder crescere l’umanità nuova,
che il Signore al suo ritorno farà splendere come il sole nel tuo regno”.

La parabola del grano e della zizzania mostra in maniera eccelsa questa caratteristica del Regno: il padrone del campo, alla richiesta dei servi di estirpare l’erba nociva sparsa dal nemico in mezzo al buon seme del padrone, chiede di attendere la crescita di entrambi per evitare di strappare, insieme alla zizzania, anche il buon grano. Dio pazienta con noi più di quanto lo facciamo noi stessi. A Lui non importa vedere subito i risultati: ama talmente quel grano che, pur di non confonderlo con la zizzania, lascia che esso cresca insieme al male. Dio non ama le nostre sicurezze preconfezionate, ma rischia con ciascuno di noi, lasciandoci quello spazio di libertà che viene dall’amore.