3^ Domenica dopo il Martirio di San Giovanni

da | 12 Set 2020 | Commento al vangelo

13 settembre 2020 – Anno A

Vangelo di Luca 9,18-22

Commento di Suor Graziella Curti

 

Gesù e i suoi sono in preghiera. Da un momento così sacro e silenzioso può nascere la profonda e ineludibile domanda del Maestro: “Chi dicono le folle che io sia?”. Le risposte della gente convergono nell’affermazione: “Gesù è un profeta”. È già un primo e importante passo circa l’identikit del Cristo, ma non è sufficiente. Allora gli apostoli vengono raggiunti da una domanda speciale, personalizzata per chi segue più da vicino Gesù.

“Ma voi, chi dite che io sia? Dalla risposta che si dà dipende il senso della propria vita. Gesù insegna con le domande, spinge a stimolare la mente delle persone per portarle a camminare dentro di sé, a trasformare la vita. “Tu sei il Cristo di Dio” proclama Pietro. Riconoscendo in Gesù il Messia atteso, colui che deve venire secondo la promessa di Dio. È anticipata dall’umile pescatore la risposta della Chiesa.

Lo stesso interrogativo raggiunge anche noi, dopo 2000 anni, e pretende una risposta vissuta, un’esperienza di vita, non di quello che si è sentito dire. Ci sono però riferimenti di chi, prima di noi, si è posto questo interrogativo sul proprio rapporto esistenziale col Maestro. Lontano nel tempo, ma non nel senso della vita, pensiamo ad Agostino: “ Ci hai fatti per te, Signore, il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. L’essenza del rapporto nostro con il Figlio di Dio giunge fino al segreto del nostro esistere, del nostro essere.

Più vicino a noi, Ermes Ronchi, religioso profondo e appassionato, risponde così alla domanda del Maestro: “Sei stato l’affare migliore della mia vita. Sei per me quello che la primavera è per i fiori, quello che il vento è per l’aquilone, impossibile amarti e non tentare di assomigliarti”.

Oggi dunque può essere l’occasione di prendere in mano la nostra vita e chiederci quale sia il nostro rapporto con Gesù. Abbiamo a disposizione molte immagini, elementi, parole che possono aiutarci a personalizzare tale rapporto. Sentiamo su di noi lo sguardo buono di Gesù che ci ascolta e accoglie il nostro lessico familiare. Non si meraviglia di nulla perché Lui “Era maestro dell’esistenza e voleva che i suoi fossero pensatori e poeti della vita”.