7^ Domenica dopo il Martirio di San Giovanni

7^ Domenica dopo il Martirio di San Giovanni il Precursore – Anno A

Vangelo di Matteo 13,3b-23

Commento di suor Simona Bisin, FMA

 

Ogni volta che leggo questo testo Biblico, ringrazio sempre il Signore per l’abbondanza di quella semina. Il mio primo sguardo va al seminatore: “sbadato” o “fiducioso”? mi chiedevo da piccolina e, crescendo, ho capito l’amore esagerato e la speranza che stavano dietro quel gesto apparentemente illogico.

Ringrazio il Signore per aver seminato in quel terreno sassoso della mia fanciullezza quando non avevo ancora quella profondità e costanza capaci di far mettere radici alla Sua Parola.

Ringrazio il Signore per aver seminato sulla strada della mia adolescenza quando non comprendevo la Parola e così altre passioni la portavano via dal mio cuore.

Ringrazio il Signore per aver seminato tra le spine della mia giovinezza quando altre voci attiravano la mia attenzione tanto da soffocare la Sua Parola.

Eppure il seminatore ha continuato con il suo gesto generoso ed ha atteso con fiducia: ha atteso la conversione del mio cuore, ha atteso che i miei occhi potessero vedere e le mie orecchie potessero ascoltare. Ha atteso che quel terreno diventasse terra buona, forse anche grazie a quel seme “sprecato”, terra buona capace di comprendere e di generare frutto.

Ancora oggi, anche se con modalità diverse, questi diversi terreni mi abitano, ma per fortuna quel seminatore  continua a gettare in abbondanza il suo seme e il mio cuore stupito ringrazia.

Il testo Biblico sottolinea che la bontà del seminatore e la potenza del seme devono incontrare la terra buona per portare frutto. Il seminatore attende la libertà di ogni persona perché la Parola si propone, non si impone. Si propone come dono che chiede di essere ricevuto nella libertà, anzi che domanda di essere ricevuto facendoci diventare sempre più liberi.

Inoltre nel testo viene ribadito che non basta ascoltare per far fruttificare la Parola. La terra buona va arata e concimata!

Sottolineo allora tre passaggi che potrebbero essere utili per fare questo cammino. La Parola prima di tutto va accolta nel silenzio e nell’ascolto sapienziale che ci chiede di uscire dai nostri egoismi per dare spazio al confronto nella Verità. Solo così possiamo piano piano arrivare a comprendere sempre più la Parola e a farla diventare luce ai nostri passi. Quanto tempo dedico ogni giorno a questa accoglienza rimanendo in silenzio e in ascolto di fronte alla Parola?

Dopo averla accolta la Parola va custodita richiamandola alla memoria del cuore nel trascorrere dei nostri giorni in modo che possa mettere radici e diventare criterio di discernimento nelle scelte concrete della nostra vita. Riesco a fissare nella memoria del cuore un versetto della Parola di Dio per poterlo richiamare durante la giornata?

Dopo essere stata ascoltata e custodita la Parola deve diventare carne generando atti di carità e di solidarietà verso le persone che ci vivono accanto, soprattutto le più sole. Mi impegno a rendere concreta la Parola che ho meditato anche se mi costa fatica e superamento di me stessa?

Carlo Acutis, dichiarato Beato da Papa Francesco, è testimone vivente che questo cammino è possibile. Carlo ha guardato fisso all’Eucarestia, la sua autostrada verso il cielo, Parola fatta carne, e l’ha fatta diventare non solo la priorità della sua vita, ma la sua vita stessa. Preghiamolo perché ci aiuti nel nostro cammino di santità affinché anche noi possiamo diventare terra buona capace di generare frutto per la vita degli altri.