Esercizi spirituali aspiranti

È una grande fortuna poter fare gli esercizi spirituali, perché in essi si può guadagnare il Paradiso! (Don Bosco)

Dal 21 al 28 febbraio scorso 13 ragazze che stanno vivendo l’aspirantato o un cammino di discernimento nelle diverse Ispettorie italiane si sono ritrovate a Castelgandolfo per una settimana di Esercizi Spirituali.
Le giornate sono trascorse velocemente ritmate dalle predicazioni di don Marco Panero, dai momenti di silenzio e condivisione. L’incontro con Madre Yvonne e il Consiglio Generale e quello con le Novizie hanno reso questa settimana ancor più speciale.

Abbiamo intervistato Rita e Daniela che hanno avuto l’opportunità di vivere questa esperienza. Lasciamo loro la parola perché ci rendano partecipi di quanto hanno vissuto.

Come sei partita per questa esperienza?

Daniela: Sono partita con lo zaino colmo delle piccole cose che ritmano la mia quotidianità: il lavoro e lo studio, la routine che rassicura e aiuta a camminare e gli imprevisti che fanno crescere. Ho portato con me i volti delle persone che sono parte della mia vita: qualcuno è alle radici della mia storia, qualcun altro vi si è affacciato più di recente, alcuni mi tengono fedelmente compagnia da molto tempo, altri hanno fanno provvidenzialmente capolino nella mia esistenza per qualche istante e poi volano via. Non mancavano nel mio bagaglio una buona dose di curiosità unita al desiderio di vivere bene quello che le circostanze mi avrebbero presentato. Infine sentivo forte il consiglio di Don Bosco: “Io sono solito raccomandare che negli Esercizi Spirituali ognuno debba pensare molto alla propria vocazione. È questa, o miei cari, una cosa che ci deve interessare assai.” (MB, XI, 234). Rita: Mentre viaggiavo con Daniela, sul treno Frecciarossa diretto verso Roma Termini, avevo in mente le parole di don Elio: “Vivi questi giorni come un tempo di grande grazia”. Sono partita così, con in cuore il desiderio di lasciare tanto spazio al Signore, di concedergli tutto il tempo che desiderava prendersi, di vivere pienamente questo tempo di grazia.

Cosa porti a casa da questa esperienza?

Daniela: Sicuramente porto con me la certezza sempre più forte di essere amata da un Dio che fa sempre il primo passo nei miei confronti; come abbiamo avuto modo di approfondire nelle lectio dedicate agli incontri di Gesù con i primi discepoli e la samaritana, è lui che per primo si affatica per raggiungerci; è lui che per primo parla, domanda, propone. In secondo luogo, torno a casa con il desiderio di perseverare nella risposta alla domanda che Gesù pone anche a me: “Cosa cerchi?”. In terzo luogo, mi immergo nella Quaresima con il bisogno di tenere lo sguardo fisso sul Crocifisso. Durante gli Esercizi don Marco ci diceva (citando don Quadrio) che “un cristianesimo senza croce è una repubblichina di benpensanti”. Laddove nella quotidianità vengo a contatto con esperienze di croce, di fatica e di sofferenza, mi ripropongo di mettermi alla scuola di Gesù Crocifisso. Le braccia aperte dicono il totale abbandono di Cristo al Padre proprio come quello di un bimbo che spalanca le braccia per lasciarsi prendere in braccio dalla mamma. Che bello allora poter dire: “Mi abbandono a te!” certi di essere accolti in un abbraccio dal quale niente e nessuno possono separarci se noi non lo vogliamo!

Ma vi è un altro aspetto interessante: le braccia distese di Gesù quasi toccano quelle del buon ladrone; è proprio l’esperienza della croce a permettere il contatto con chi soffre e a far scaturire la com-passione…

Non resta dunque che offrire le piccole croci della quotidianità con la certezza che esse costituiscono un elemento necessario per una relazione con l’altro che sia vera e che porti alla felicità nel tempo e nell’eternità. Gesù stesso l’ha promessa al ladrone: “Oggi stesso sarai con me in Paradiso!”. Dunque non un Paradiso svenduto a buon mercato, ma un Paradiso nel quale si entra solo passando per la porta stretta ossia quella tagliata su misura per ciascuno di noi. E gli Esercizi Spirituali altro non sono che occasione propizia per prendere le misure di tale porta stretta, come del resto ci ricorda Don Bosco: “È una grande fortuna poter fare gli esercizi spirituali, perché in essi si può guadagnare il Paradiso!”. Allora non mi resta che rendere grazie per aver avuto quest’anno questa grande fortuna.

Rita: Sono tornata con il cuore un po’ più grande: riempito di nuovo affetto per nuovi volti. Conoscere le altre ragazze che come me stanno radicalmente scegliendo Cristo, nella forma della vita consacrata salesiana, è stato un dono immenso, una grazia sovrabbondante. Vivendo insieme i tempi di preghiera, le meditazioni e il silenzio, le ricreazioni e le condivisioni, mi tornava alla mente la prima lettera di san Paolo ai Corinzi: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1Cor 12,4-7). Eravamo infatti così diverse, ma ciascuna è stata ricchezza per l’altra. “Voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra” (1 Cor 12, 27). Incontrando l’altro incontro un pezzetto del corpo di Cristo, e questo è dono grande.

Racconta un episodio che vuoi condividere.

Daniela: I ricordi si affollano nella mia mente e fatico a selezionare un singolo episodio. Certamente porto nel cuore la visita alla Casa Generalizia. Siamo entrate in punta di piedi quasi intimidite dall’importanza che il luogo ha per l’Istituto; ma i nostri timori si sono sciolti quando la Madre ci ha detto “Questa casa è anche la vostra casa!”. Un’accoglienza tutt’altro che formale ci ha portato a scambiare qualche battuta con tutte le Consigliere in un clima di famiglia. Una frase di Madre Yvonne resta scolpita nella mia mente: “Voi siete segno che Gesù è vivo!”. È proprio così: il nostro Dio si è fatto uomo e vive in noi; il Crocifisso è risorto e cammina con noi! Tredici ragazze, che oggi si interrogano seriamente sulla possibilità di consegnarsi nelle mani di Dio perché sia lui a servirsene per raggiungere i giovani, sono segno della presenza di Cristo vivo! Non può essere diversamente! I giorni degli esercizi sono stati per me una continua riscoperta dell’incontro con Cristo nell’altro: solo il volto di Gesù colto in trasparenza sul viso di chi cammina con te ti porta ad aprirti sinceramente e a condividere in profondità quello che vivi con qualcuno che altrimenti sarebbe per te un perfetto sconosciuto.

Il vaso rotto

Rita: Era uno degli ultimi giorni di esercizi e durante la ricreazione, dopo il pranzo, non potevamo uscire a sgranchirci, per via della pioggia. Alcune ragazze hanno proposto: “Giochiamo a nascondino in casa!”. Eccole: le anime dell’oratorio! Così io e Daniela ci siamo ritrovate a contare, mentre le altre si nascondevano. Ad un certo punto – ne avevamo già stanate alcune e altre ancora erano da cercare – sentiamo un fragore, uno schianto. Qualcosa è andato in frantumi! Subito immagino che sia stata una di noi. Forse, correndo, ha rotto maldestramente qualche bella ceramica della casa delle suore! Ci precipitiamo verso il luogo del disastro e… troviamo la direttrice della casa che tira su i pezzi più grossi e, nel frattempo, un poco si dispera e un poco scherza: è semplicemente stata lei. L’aiutiamo a tirar su i cocci. Maria Laura e Giulia hanno un’idea: “Teniamo i cocci! Usiamoli per la celebrazione penitenziale!”. Ed è così che, dal vaso rotto, i cocci hanno preso nuova vita. Una vita più bella, poiché, dopo la confessione, ciascuna di noi ha scritto un pensiero su uno dei frammenti e, alla sera, ce li siamo scambiati. Così ora sul mio comodino di via Bonvesin ho un coccio, il coccio di Federica, un coccio che ogni mattina mi ricorda: “Niente è per i miei meriti,tutto è grazia”.

E io non posso far altro che ringraziare Gesù.