Non esiste un cortile silenzioso

Non esiste un cortile silenzioso

di Marco Pappalardo

 

Quando le voci, i suoni, i rumori di un oratorio danno fastidio a chi abita nelle vicinanze, quando si arriva alla denuncia per fermarli, quando c’è persino una sentenza a vietarli, la nostra società ha davvero perso l’orientamento ed è in una sorta di deriva educativa.

Anche San Giovanni Bosco, ai suoi tempi, dovette spostarsi qua e là a Torino prima di giungere in un luogo stabile, qualche volta perché – dicevano – disturbasse con i suoi ragazzi; ma si trattava della metà dell’Ottocento e non si sapeva cosa fosse un oratorio!

Molti anni fa, in un quartiere periferico della mia città, durante l’estate organizzammo per un mese un “oratorio volante”, appoggiandoci agli spazi all’aperto di una scuola; i ragazzi giunsero numerosi e i pomeriggi erano un’esplosione di musica, canti, grida festose, ma anche parole buone e preghiere. Qualcuno del vicinato si lamentò subito, lanciando anche oggetti contro, ma, dopo due settimane la stessa persona, durante la festa del sabato dopo la messa, ci raggiunse e donò a tutti lo zucchero filato, ringraziando perché i nipoti erano contentissimi dell’esperienza.

Allora cosa manca oggi tanto da arrivare al punto di denunciare un oratorio?

In una società che genera pochi figli, in cui le famiglie vivono situazioni critiche, in cui ci si lamenta dell’attaccamento ai social dei giovani, insomma in mezzo all’acclarata emergenza educativa, accade che il vero problema sia quel cortile dove, grazie a Dio, ancora c’è chi gioca, scherza, ride, canta, fa amicizia, prega, impara a crescere da “buon cristiano e onesto cittadino”. E se questo problema è pure riconosciuto tale da un giudice, forse dobbiamo pensare che anche lo Stato abbia rinunciato, almeno in questo caso, al valore fondamentale dell’educazione?

Certo, forse in zona ci sarà adesso più silenzio, magari qualcuno dormirà più profondamente al pomeriggio, ma ci sono silenzi che uccidono e sonni “che generano mostri”! Eliminare l’uso del cortile o anche limitarlo eccessivamente significa togliere l’anima all’oratorio, rubare il respiro ai giovani, chiudere la porta dell’accoglienza, dare come alternativa la strada, danneggiare lo stesso quartiere.

L’oratorio è da Don Bosco in poi un presidio per quel territorio, ambiente sano che educa alla vita, evangelizza, costruisce un’identità di gruppo, recupera alcune devianze, offre opportunità per lo studio e il tempo libero, forma all’impegno e al volontariato. Non esiste un cortile silenzioso, esso può essere solo gioioso, emanando un sano rumore che dovrebbe essere musica per le nostre orecchie.

Non comprenderlo è un male della nostra società, una malattia pericolosa che ci fa rinchiudere in un silenzio assordante, in una falsa quiete, in una pretesa di tranquillità, mentre il mondo intorno cade a pezzi e, risvegliandosi da un riposo senza l’eco delle pallonate, fuori si vedranno solo “cocci aguzzi di bottiglia”.

Qualcuno si svegli da questo torpore, qualcuno ci svegli dal desiderio di annichilire l’educazione, qualcuno faccia un passo indietro e offra a tutti lo zucchero filato in quel cortile.