Conoscersi per amarsi di più

da | 4 Apr 2017 | Giovani

Ci sono io. Ci sei tu. Ci siamo insieme!

Conoscersi per amarsi di più: i metodi naturali.

A parlare di gravidanza sì/ gravidanza no si pensa quasi esclusivamente alla donna. Banale come affermazione -direte voi- dal momento che è lei a dover portare sulle spalle il peso di un simile fardello; lei soffre ogni mese fin dalla pubertà a causa del giogo biologico che madre natura le ha gentilmente offerto; lei è angustiata dalla preoccupazione di preservare l’atto sessuale dal rischio di conseguenze nefaste perché sarebbe lei ad accusare tutti i colpi fisici, sociali, psichici, inflitti dalla gestazione, dal parto e da ciò che ne deriva.

Come spesso accade però, a interrogarsi su presunte ovvietà si finisce sempre per redimersi da pensieri limitati e limitanti, come ad esempio quelli che impediscono di costruire una visione integrale della gravidanza, che non può prescindere da una medesima integrale visione della sessualità.

Ci sono io: un possesso privato e individualista.

Il corpo è mio, gli istinti trovano scopo nel piacere grezzo e di entrambi, fisicità e godibilità, ho piena padronanza; ciò che devo o posso compiere è uno sguardo unilaterale che esce da me per rientrare in me. Un punto di partenza egocentrico, una barricata sicura.

Ci sei tu: anatomia e fisiologia della mia femminilità, della tua mascolinità.

Che cosa sei e dove sei? Se mi fermo alla biologia delle parti, non ti trovo, ma se mi avvicino ai due progetti che incarniamo, ti vedo nitido e sei fatto per me. Da indipendenti, diveniamo di-pendenti perché rappresentiamo un fine che ci scavalca: la vita.

Ci siamo insieme: abitiamo casa nostra!

Sono tre tappe possibili se ci si incammina insieme sulla via della valorizzazione reciproca, preclusiva dell’alternativa di considerarsi legati ma distanti nella gestione della vita sessuale. Assuefatti da una cultura scissionista fatichiamo a considerare l’unità come piacere della comunione del tutto, così sacrifichiamo la mela intera per saziarci di una metà che favorisce raccomandabili distanze di sicurezza dall’altra metà, con la quale può accettare di condividere un rischio soppesato e proporzionato al vantaggio. Entriamo a gamba tesa nella “gravidanzite”, ovvero valutazione patologica della gestazione e nel timore della fertilità, figlia di un amore svincolato, desiderabile e programmabile.

Partendo dal “ci sono io” il corso INER sulla Regolazione Naturale della Fertilità ci ha dato il materiale scientifico per poterci liberare da questa estraneità di coppia: io donna non mi comprendo pienamente se non mediante ciò che posso essere con lui uomo; io, potenziale madre, fin dai primi giorni di vita intrauterina non ho mezzi per impedire che il mio sviluppo non si disponga all’accoglienza di una nuova vita. Tu, potenziale padre, puoi definirti tale necessariamente tramite lei, con la quale ti è dato ultimare la tua identità paterna.

Questo gradino anatomo-fisiologico si è espresso nel nostro viaggio di ritorno in macchina tramite le parole del mio fidanzato, il quale guardandomi ha detto “ora che ti conosco nella tua corporeità, vedo ancor più la bellezza” ed ecco che ci siamo visti, insieme.

I Metodi Naturali sono pesantemente misconosciuti o soppiantati da paure e pregiudizi.

Studiare a livello teorico il funzionamento del metodo sintotermico, senza entrambi i diretti interessati, lascerà un margine vuoto fra la donna e la sua fertilità, che nella comprensione pratica, in un accompagnamento di coppia per mano di insegnanti esperti e dediti alle esigenze dei due, non persiste. Per questo infatti la prima giornata ha risvegliato lo stupore e quella successiva il pudore, il rispetto, la cura. Compartecipare a ciò che accade durante il cambiamento mensile della donna ha innescato e vivificato nell’uomo la premura: sapere di non essere inerme e sciolto da responsabilità gli ha restituito il riguardo non solo per l’evento in sé, ma per il gesto sessuale.

Ha fatto capolinea la tenerezza. Possiamo dire sia un fattore scontato oggi? I dati dicono di no!

Ecco perché lavorare insieme sulla fecondità di coppia, vegliando sui ritmi e sulle modificazioni femminili, è una fonte di libertà e ricchezza inestimabile per chi si ama: incentiva l’ascolto, modera l’irascibilità, conforta la pazienza e responsabilizza per ottemperare paternità e maternità responsabili permanentemente aperti alla vita, a prescindere che si cerchi una gravidanza o la si voglia posticipare per motivazioni gravose e circostanziali. Il mezzo tecnico toglie il coraggio del sacrificio insieme a quello dell’autocontrollo, oggi tradotto come limite piuttosto che peculiarità umana, impedendo ai due di inginocchiarsi uno ai piedi dell’altra. Lasciare che la carne determini la nostra libertà è alienante e mortificante, non vivifica; contrariamente, attesa e rinuncia, spingono a domandarsi il senso di quella vocazione.

Al di là dei vantaggi apportati alla salute, dell’efficacia e dell’azione vivificante per il matrimonio, agire in sintonia e coordinazione con la natura femminile è un collante fra rarità e preziosità della fertilità (non scontata, anzi limitata), l’eccezionalità della donna e una presenza sempre rinnovata della coppia, messa alla prova nelle sue radici. Dover parlare con chi si ama, mettendo a sedere l’orgoglio, magari scaturito da un momento di crisi o di lite, per averne cura, non è una dimensione fattibile se sotto lo stesso tetto popolano egoismo e utilità. In tal senso, allora, salva i coniugi non avere presupposti autoreferenziali in un vissuto che si prefigge obbligatoriamente di comunione reciproca: entrambi infatti scelgono pienamente di dare priorità a qualcuno diverso da se stessi.

Ecco la padronanza, ecco il sofisticato gusto dell’astinenza, ecco perché l’atto sessuale non è funzione biologica, ma dimensione interpersonale esistenziale fisica, psichica e spirituale, un gesto dove poter gettare tutto, in primis fragilità e fiducia. Educarvi senza costrizioni alla castità e alla rinuncia per un bene maggiore vi renderà più forti e capaci qualora la vita vi chiederà di esserlo perché sarete in grado di evangelizzare la carità!

Io-tu è un invito che tutti noi aspettiamo di ricevere.

Non sappiamo in che forma arriverà, ma abbiamo chiaro quali nomi dovrà chiamare, il punto è: che risposta siamo disposti a dare? Quello che posso consigliarvi io è di compromettervi! Conoscetevi per amarvi di più!

Giulia Bovassi, dopo aver partecipato al corso INER sulla regolazione naturale della fertilità, ci offre questa preziosa testimonianza.