Laura Vicuña generatrice di vita

Di suor Anna Maria Dacrema, FMA

 

 

Desidero presentarvi Laura, una ragazza che sogna, gioca, ride, ama, soffre e prega. Una giovane alunna che studia, lavora, dialoga con l’amica del cuore e condivide le sue esperienze con i Salesiani e le suore della scuola Maria Ausiliatrice. Ha vissuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e vive ancora oggi in tanti giovani che portano avanti con grande integrità, amore e dignità situazioni in cui i loro diritti vengono violati.

 

“Non era affatto debole, era straordinariamente fragile e potente
 come tutte le persone forti e profonde.”

Splendore (2013), Margaret Mazzantini

 

Vi invito ad avvicinarvi con rispetto e discrezione alla vita di Laura Vicuña, dichiarata Beata dalla Chiesa Cattolica nel 1988. È vissuta tra Cile e Argentina, nata a Santiago nel 1891, è morta a Junín de los Andes nel 1904. Coloro che hanno vissuto con lei la descrivono come una bambina affettuosa, semplice e timida, disponibile al servizio e allo stesso tempo determinata e chiara nelle sue decisioni e nelle sue parole.

Il suo cuore ha custodito segreti e sentimenti contrastanti: gioie, speranze, delusioni, paure, ansie. Alla sua giovane età ha sperimentato l’abbandono del padre, la povertà, la migrazione, le molestie da parte del partner della madre, le critiche dei suoi coetanei, l’incomprensione di sua madre e la malattia che porterà alla sua morte prematura. In tutto questo, lei stessa affermò che la cosa più bella della sua vita è stato l’incontro con Dio, che l’ha fatta sentire profondamente amata. Solo in Lui ha trovato la serenità e la forza che le permisero di dare un senso a quello che stava vivendo, di “trasformare il suo dolore in amore”. Attraverso il suo percorso di fede, Laura è riuscita a configurarsi con l’Amato e a vivere una spiritualità consistente e semplice di bambina.

La profonda vita interiore l’ha aiutata ad assumere coraggiosamente l’inevitabilità del suo dolore e ad andare oltre sé stessa, a cercare un significato trascendente alla sua situazione. È stata libera di scegliere quali atteggiamenti avere di fronte a sua mamma che non riconosce la situazione rischiosa che stanno vivendo in casa, di fronte ai suoi compagni che la ridicolizzano ed anche con il convivente di sua madre che le offrì tutte le sue ricchezze in modo che lei accettasse di stare con lui.

 

“Mamma, cosa stai facendo?”: l’intensità di questa domanda lascia la madre senza argomenti, non riesce a riconoscere che non protegge sua figlia dall’essere maltrattata e che accetta per sé stessa una schiavitù che le toglie ogni dignità.

Non ha cercato scorciatoie e ha attivato le sue risorse generative per dare la vita secondo lo Spirito e ha accompagnato sua sorella e sua madre a riconquistare il loro legame con Dio, la loro dignità e il loro valore di donne.

Laura ha assunto una grande responsabilità nella sua famiglia, prendendosene cura come una persona adulta, ma allo stesso tempo rimanendo una adolescente con tutte le sue caratteristiche. Ha capito che il suo futuro poteva essere diverso. Molti giovani non ci riescono e si lasciano vincere da situazioni rischiose.

 

A scuola, circondata da persone che la amano e si prendono cura di lei, ha scoperto il “paradiso”, come lei lo definisce, e ha invitato sua madre ad andare lì con lei, in quel luogo allegro, pieno di amore, fede e rispetto, dove ha potuto coltivare relazioni cordiali e nutrienti. Qui Laura ha sviluppato i suoi doni tra lo studio e la vita quotidiana, con le sue compagne, la preghiera comunitaria e la ricreazione nel cortile salesiano. Era una valida collaboratrice delle suore, accompagnava le bambine più piccole e faceva loro da mamma, si prendeva cura della sorellina. Con loro fiorisce la carità empatica del Vangelo: “Nessuno mi passerà indifferente”, disse.

“Per me pregare e lavorare è lo stesso, è lo stesso pregare o giocare, pregare o dormire. Facendo ciò che devo, realizzo ciò che Dio vuole da me; e questa è la mia migliore preghiera.” Questa Presenza è una grande fonte di forza e di coraggio che è diventata ancora più importante nei momenti difficili che deve attraversare nella sua infanzia e nella malattia.

Laura nella sua vita e nella sua morte rivendica e realizza la sua condizione di figlia, sorella, giovane, alunna e donna. Con insistenza afferma la sua dignità fondata sull’esperienza dell’Amore che Dio ha per lei. Il potere liberatorio di Gesù la sostiene di fronte all’arroganza di un uomo senza scrupoli e la trasforma in uno strumento di salvezza per i suoi genitori per i quali soffre. Vive con integrità la sua passione, fiduciosa nella testimonianza di Gesù e nella presenza di Maria, confortata dalla preghiera del cuore. “Voglio iniziare sulla terra la vita che continuerò in Cielo”, scrive.

Questa bambina è stata in grado di incarnare nel quotidiano la sua esperienza dello Spirito Santo ed ha imparato a guardare con gli occhi della fede la sua realtà e, così come si presentava, a consegnarsi a essa. Ha deciso di trascorrere la sua vita benedicendo la sua storia e aprendo il suo cuore per portare buoni frutti: “Il ricordo della presenza di Dio mi accompagna e mi aiuta sempre, ovunque io sia”.

 

“Ci sono ferite che ci lasciano una saggezza, ci sono ferite che guariscono,
ci sono ferite che ho bisogno di smettere di sfregare,
ci sono le ferite degli altri che mi fanno male come mie.
C’è bellezza nella ferita
e c’è abbastanza amore per l’attesa
che la cicatrice sia una guida in più.”

Miriam Lopez

 

Referenze bibliografiche:

Scalco, Elda (HMA) (2004). Laura Vicuña – Contexto histórico, cultural, religioso de ayer y de hoy. Centro de espiritualidad salesiana. Junín de los Andes (Argentina)

Dupont, Silvia (HMA) y Susana Billordo (HMA). (2018) Laura Vicuña –Transformar el dolor en amor. Ediciones D.B. Buenos Aires (Argentina)