Audioslave – Like a Stone

da | 12 Lug 2016 | Musica

7 cantanti rock che hanno parlato dei sacramenti

Sacramento dell’Eucaristia

In Like a Stone si racconta la storia di un uomo alla fine della sua vita mentre legge “un libro” che è sospettosamente simile alle Scritture.
Mentre l’uomo lo legge prova un tremendo senso di rimorso – non solo per quello che lui ha commesso di sbagliato, ma anche per tutto ciò che ha “benedetto” e che non avrebbe dovuto.

Il cantante degli Audioslave (che è anche fondatore dei Soundgarden, famosa band di Seattle) è un personaggio che verrebbe definito un agnostico.
Nella sua gioventù Chris Cornell ha frequentato la scuola cattolica, ma dopo quell’esperienza non si è mai avvicinato realmente ad alcuna religione.
Eppure, facendo attenzioni ai suoi testi, si nota il suo uso non proprio sporadico di elementi religiosi.

Ad esempio nella canzone Black Hole Sun scrive: “…Nella mia gioventù ‘ho pregato’… per trattenere il cielo e mandare via l’inferno, nessuno canta più come te ora”.

Nella canzone Show Me How to Live, dichiara: “Qualcuno mi porti un sacerdote per mettere a letto la mia mente, questo suono costante nella mia testa! È questa la cura o la malattia?!” Inoltre, in alcune occasioni, ha persino interpretato magistralmente l’Ave Maria.

Ma la cosa che fa riflettere di più è, nella sua canzone Like a Stone, il fatto che racconti la storia di un uomo alla fine della sua vita mentre legge “un libro” che è sospettosamente simile alle Scritture. Mentre l’uomo lo legge prova un tremendo senso di rimorso – non solo per quello che lui ha commesso di sbagliato, ma anche per tutto ciò che ha “benedetto” e che non avrebbe dovuto (un’intuizione brillante).

Sebbene il riferimento all’Eucaristia in questa canzone sia sottile, tuttavia è potente:

“… E sul mio letto di morte/ Pregherò gli dei e gli angeli/ Come un pagano/A chiunque mi porterà in cielo/In un posto che ricordo/Ci sono stato tanto tempo fa/Il cielo era ferito/ Il vino era sangue/ E mi ci hanno condotto… Nella tua casa, dove voglio stare…”

Verace nei confronti dei suoi dubbi ma anche deliziosamente aperto al Signore e alla sua venuta, descrive molto bene la brama che una persona potrebbe avere alla fine della sua vita. Come un pagano giusto, lui attende l’arrivo del suo Signore, qualcuno con cui “desidera” cenare. Quindi, nonostante la sua dichiarata ambivalenza nei confronti della Chiesa, sceglie un’immagine che assomiglia molto a qualcosa del suo passato: un tenue, seppur vivido, ricordo d’infanzia sull’Eucaristia.

COME UNA PIETRA

In un pomeriggio di dubbi
In una stanza completamene vuota
Vicino ad una superstrada confesso
Di essermi perso fra le pagine
Di un libro intriso di morte
Leggendo di come moriremo soli
E che se saremo buoni potremo giacere morti
Ovunque vorremo

Vorrei essere a casa tua
Di stanza in stanza con pazienza
Ti aspettero’ li’
Come una pietra ti aspettero’ li’
Solo

E sul mio letto di morte
Pregherò gli dei e gli angeli
Come un pagano
A chiunque mi porterà in cielo
In un posto che ricordo
Ci sono stato tanto tempo fa
Il cielo era ferito
Il vino era sangue
E mi ci hanno condotto…
Nella tua casa, dove voglio stare…

Vorrei essere a casa tua
Di stanza in stanza con pazienza
Ti aspettero’ li’
Come una pietra ti aspettero’ li’
Solo

E proseguii con la lettura
fino alla fine del giorno
E rimasi seduto con il dispiacere per
Tutte le cose che ho fatto
Per tutte quelle in cui sono riuscito
E tutte quelle in cui ho sbagliato
Nei miei sogni fino alla morte
continuero’ a vagare

Vorrei essere a casa tua
Di stanza in stanza con pazienza
Ti aspettero’ li’
Come una pietra ti aspettero’ li’
Solo