La morte di Avicii

da | 1 Mag 2018 | Musica

La morte di Avicii e la sua canzone Wake Me Up.
28 anni che ci lasciano una lezione di vita

di Silvana Ramos

Tim Bergling, uno dei DJ più rappresentativi del momento, è morto. Ad appena 28 anni, un grande giovane talento ha smesso di esistere. Vi chiederete perché scrivo di lui.

Appartengo alla generazione del grunge. Il rock alternativo degli anni Novanta ha conquistato lo spirito della mia giovinezza. La crudezza e a volte l’introspezione dei testi che parlavano di angoscia, preoccupazione e desiderio di libertà e denunciavano l’alienazione del pensiero mi hanno portato a mettere in discussione varie cose importanti nella vita. I suoi ritmi forti che contrastavano con melodie dolci facevano sì che venissero a galla l’ira e allo stesso tempo la tristezza per chi soffre. I suoi testi e la ribellione che comunicavano mi spingevano a fare qualcosa che avesse un significato… qualcosa che grazie a Dio mi ha portato fin qui.

Anche Avicii aveva questa particolarità. I testi delle sue composizioni comunicavano una ricerca incessante di trascendenza e significato. Aveva raggiunto la fama molto giovane e forse è stato il prodotto della sua passione, delle sue ricerche senza risposta e della sua immaturità, che lo hanno portato agli eccessi, chissà…
Ciò che è certo è che a 26 anni ha deciso di ritirarsi (26 anni!). Era esausto e la sua salute era fragile.
Ha avuto una pancreatite per l’eccessivo consumo di alcool. Il fatto è che un mondo come quello della musica e delle stelle del rock, in cui sembra che tutto sia possibile, va stretto al momento di saziare la fame di infinito dell’essere umano.

Avicii sapeva che la felicità non si trovava lì, che aveva a che fare col donarsi, con l’amare, il servire gli altri.

I suoi testi e la sua stessa vita lo dimostrano. La sua fragilità umana, l’ambiente in cui si è sviluppato, erano un luogo e una situazione difficili per coniugare i suoi veri desideri con i beni del mondo. La morte di un giovane come Avicii dovrebbe addolorare tutti.

Il cantante mi ha fatto ricordare quanti hanno ispirato la mia giovinezza con i loro testi – Chris Cornell, Chester Bennington, Dolores O’Riordan… tanti sono morti non solo per gli eccessi, ma anche per il dolore e la solitudine.
Gli eccessi sono stati semplicemente un sintomo di qualcosa di più grande, di qualcosa che non interessa solo le “stelle”, ma in qualche modo tutti noi: la solitudine e la mancanza di senso.

Purtroppo Avicii non è il primo, e, cosa più dolorosa, non sarà neanche l’ultimo nella lunga lista di giovani che lasciano questo mondo in situazioni tragiche, cercando di saziare una fame di infinito che il mondo non riuscirà neanche a provare a placare con tutti i suoi beni materiali.

Speriamo che ci serva di lezione. Il dolore prodotto dal vuoto esistenziale è comune a tutte le generazioni, è comune all’essere umano perché è “progettato” per la grandezza. Una grandezza che si confonde con il successo e gli eccessi… e uccide.

Avicii, tra le sue tante canzoni, ha scritto nel 2015 Sunset Jesus, in cui esprime una richiesta sotto forma di preghiera:
So gimme love gimme love please give me piece of mind. So gimme hope gimme hope gimme hope on this lonely ride
(Per favore, dammi amore, dammi amore, dammi pace mentale. Dammi speranza, dammi speranza in questo viaggio solitario).

Nessuno di noi può sapere cosa ci fosse nel cuore di questo ragazzo. Possiamo solo confidare nell’infinita misericordia di Dio.

Ecco il testo della canzone Wake me up (Svegliami) perché possiate conoscere un po’ di quello che aveva nel cuore Avicii:

Sentendo il mio cammino attraverso l’oscurità,
guidato da un cuore che batte,
non so dire dove finirà il viaggio,
ma so da dove iniziare.
Mi dicono che sono troppo giovane per capirlo,
mi dicono che sono intrappolato in un sogno,
la vita mi passerà accanto,
se non apro bene gli occhi,
e per me va bene.

Allora svegliami quando tutto sarà finito,
quando sarò più saggio e più vecchio,
in tutto questo tempo ho cercato me stesso,
e non sapevo di essere perduto.
E allora svegliami quando tutto sarà finito
quando sarò più saggio e più vecchio,
in tutto questo tempo ho cercato me stesso,
e non sapevo di essere perduto.

Cercherò di portare il peso del mondo,
ma ho solo due mani.
Spero di avere la possibilità di viaggiare nel mondo,
ma non ho alcun pogetto.
Vorrei poter rimanere giovane per sempre,
non temo di chiudere gli occhi.
La vita è un gioco fatto per tutti,
e l’amore è il premio.

Allora svegliami quando tutto sarà finito,
quando sarò più saggio e più vecchio,
in tutto questo tempo ho cercato me stesso,
e non sapevo di essere perduto.
E allora svegliami quando tutto sarà finito
quando sarò più saggio e più vecchio,
in tutto questo tempo ho cercato me stesso,
e non sapevo di essere perduto.
Non sapevo di essere perduto,
non sapevo di essere perduto,
non sapevo di essere perduto,
non lo sapevo, non lo sapevo.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

Fonte: Aleteia

Sr Lucia Brasca