Lo zaino che porto a Cracovia

da | 27 Lug 2016 | Giovani

Lo zaino della mia vita.

A Cracovia per la GMG porto con me lo zaino! Sì, lo riempio dell’essenziale non del superfluo cercando di dare ordine alle cose. Metto in evidenza ciò che mi potrà essere utile e quotidiano. Lascerò spazio per un amico che non lo avrà nel suo, per un dono da portare. Sì, lo zaino! Quello della mia vita: gioie, dolori, dubbi, certezze, sogni, affetti. Sarà utile far spazio alla meraviglia, alla novità, ai doni, alla fantasia di Dio.

Porto con me delle scarpe adatte! Chiuse e aperte, sandali e sportive, i piedi dovrò trattarli bene, ci sarà da camminare. Sarà utile usarle prima della partenza in modo che il piede si adatti. Sì, le scarpe! Simbolo di ogni cammino, piedi per terra e sguardo in cielo. Poi le toglierò come Mosè dove “il terreno è sacro”: la vita degli altri, la presenza di Dio. Passo dopo passo lascerò le mie orme, le mie su quelle di Gesù.

Porto con me il cappello! Mi proteggerà dal sole e dalla pioggia, sarà come un segno di riconoscimento e di appartenenza. Sì, il cappello! A volte metafora della ricerca di un ruolo, di protezione, di potere, di essere alla moda; ma togliersi il cappello è ancora meglio: è segno di chi riconosce di essere piccolo e umile, di chi comprende un gesto d’amore e sa ringraziare.

Porto con me l’orologio! Conto alla rovescia: mancano pochi giorni alla GMG. Gli appuntamenti saranno tanti e la puntualità è un valore per non essere di peso agli altri e non perdermi nulla. Sì, un orologio! Non per diventare schiavo delle cose da fare, ma per valorizzare il tempo come un dono ricevuto e offerto. C’è un tempo speciale nel quotidiano di chi attende: il momento opportuno, l’Infinito che si fa presente.

Porto con me una penna! Con la penna ho imparato a scrivere da piccolo, ho realizzato i miei temi migliori, con la penna ho scritto le prime lettere a chi amavo, ho firmato tutte le cose importanti della mia vita. Sì, quel piccolo vecchio strumento con cui, nell’era della comunicazione touch, scriverò il mio diario, i sentimenti, le impressioni, le parole più belle e provocanti delle catechesi e  i discorsi del Papa.

Porto con me un block notes! Roba vecchia nell’era dei cellulari multifunzione, ma sempre utile per appunti, per scrivere qualche pensiero. Un notes sa che i suoi fogli per essere significativi dovranno essere staccati e soffrirà sul momento lo strappo. Così è per una vita in attesa desiderosa solo di essere segnata dalla mano di un “Pittore invisibile”, perché da uno schizzo venga fuori un’opera d’arte.

Porto con me una lampada tascabile! Durante un viaggio lungo è meglio averla a disposizione e, dormendo insieme a molti altri, può servire la notte per non disturbare accendendo la luce. Sì, una lampada, perché possiamo agire come “figli della luce” ogni giorno ed essere luce che segna una traccia nella notte di chi soffre, è solo, senza speranza. Poi spegnerò la lampada, certo che un altro vicino a me farà luce.

Porto con me una borraccia! Ci sarà bisogno di una scorta d’acqua in previsione di lunghe camminate. Sì, una borraccia che mantiene l’acqua fresca come fresco deve essere l’entusiasmo nel vivere questo evento di fede. C’è una sorgente che non finisce ed è per la vita eterna, per quest’acqua ci mettiamo in viaggio, e ne conserveremo una parte da offrire una volta ritornati a casa.

Porto con me le chiavi di casa! Così mi sentirò a casa anche Cracovia e non per nostalgia, ma perché “dov’è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore”. Sì, il cuore la cui porta si apre solo dall’interno, cioè con la nostra libera risposta all’amore di Dio: la vocazione. Le chiavi mi ricorderanno anche che, finito l’evento, si ritorna e inizia la vita quotidiana, non in Polonia ma a casa con uno sguardo nuovo sulla realtà.

Porto con me il sacco a pelo! Sarà necessario per la notte, soprattutto per la veglia, meglio se impermeabile per l’umidità o per la pioggia. Sì, il sacco a pelo, simbolo di una vita in movimento, come una tenda, mobile non legata per sempre alla terra, che abbia invece i suoi appigli in cielo. Arrotolandolo porto via tutto, mi rimetto in cammino, non da vagabondo, ma verso una casa stabile lassù!

Porto con me un cuscinetto gonfiabile! Non è solo un oggetto per dormire meglio, per quanto il sonno – anche se poco – è importante per affrontare bene le giornate ed essere più disponibili all’ascolto. È stato il regalo di una persona cara, un gesto di cura nei miei confronti! Non un classico “buon viaggio”, bensì un “ci tengo che sia sereno” detto con un gesto concreto, semplice e affettuoso. Così sognerò e ringrazierò!

Porto con me una piccola croce! Non un accessorio, né un particolare ricordo di qualche esperienza. La croce è croce, non una cosa o un’altra! Il Calvario, ogni calvario, non dà la possibilità di girargli attorno, poiché la croce o la si abbraccia o si resta schiacciati. Non è facile, è doloroso, ma diciamo insieme a don Tonino Bello che sul Calvario la sosta è vietata, non più di tre giorni poi c’è la resurrezione!

Porto con me il Vangelo! Sì, una copia del Vangelo tascabile. Forse sembrerà ovvio, ma credo che non lo sia. Quanti lo hanno con sé quotidianamente così come gli immancabili cellulari, documenti, fazzoletti, ecc.? Lo terrò nel cuore e nella tasca, sarà la “guida delle guide” per ogni giornata e ogni incontro. Qualche volta sarà pesante e forse anche fastidioso, ma per questo lo porto: per destarmi quando sarò troppo comodo!

Porto con me una foto di famiglia! Non per una questione nostalgica, ma perché ciò che sono oggi lo devo in buona parte alla mia famiglia, che mi sostiene sempre, crede in me, mi sta accanto anche quando sbaglio, condivide sogni e progetti. Sì, una foto, che è simbolo soprattutto di un “pezzo di cuore”, della piccola chiesa domestica che mi aiutava da piccolo a dire ciò che oggi da solo dico con forza: “Padre nostro”!

Porto con me le preghiere di tanti amici e non solo! Molti mi hanno chiesto di pregare per loro, soprattutto per le situazioni di sofferenza. Sì, porto tutte queste preghiere, quelle non espresse o di chi mi ha detto “che ci vai a fare”. Ho imparato che la preghiera è pericolosa: si è sempre ascoltati! Mai nessuno sa veramente quello che sta chiedendo. Così non domanderò nulla senza aggiungere: “Se è la tua volontà”.

C’è quasi tutto, anche lo spazio per i doni della GMG. Non è più tempo di “portare”, ormai è tempo di partire!

Marco Pappalardo: vinonuovo.it