Miracolo a Milano

da | 20 Lug 2016 | Educatori e docenti

Miracolo a Milano

La mostra è la rappresentazione della poetica di Studio Azzurro,  il cui intento è sempre stato quello di rendere partecipe il visitatore, mentre si muove all’interno di un ambiente che reagisce alla sua presenza e a gesti quotidiani.

14 sale che si snodano nei più prestigiosi spazi di Palazzo Reale, dall’Appartamento del Principe fino alla Sala delle Cariatidi: da Il nuotatore (1984), una delle primissime installazioni, fino a La pozzanghera (2006) un micropaesaggio interattivo per bambini; da Tavoli (1995) – il primo ambiente sensibile – ai Portatori di Storie (2008-2016). Alle opere storiche si affianca una nuova installazione interattiva, dal titolo Miracolo a Milano, progettata appositamente per questa occasione come omaggio alla città.

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Studio Azzurro – Immagini sensibili

Possono delle performance tornare a prendere vita e rendere palpabili le emozioni che uno dei più importanti collettivi artistici di Milano ha saputo regalare negli anni ’80 e ’90, riuscendo a stupire per la creatività e l’innovazione delle sue sperimentazioni? La questione è controversa, soprattutto per chi è sostenitore dell’unicità e della non ripetibilità di tali opere, ma… provare per credere!

La possibilità, più unica che rara, di attraversare gli ambienti surreali e vibranti costellati di tubi catodici, spettatori muti degli sguardi assorti e delle reazioni multiformi di curiosi visitatori, è la prova che Studio Azzurro con un semplice “touch” è in grado di rigenerare esperienze lontane ma sempre attuali, come sempre nuova è la sorpresa dell’uomo.

Il viaggio fra le sale accoglienti e raffinate di Palazzo Reale, contrasto e cornice quasi onirica di atmosfere elettroniche, è un omaggio ai 35 anni di lavoro del gruppo fondato da Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi che, a partire dal 1982 e con numerosi collaboratori, ha tracciato un fecondo percorso di esperimenti, incrociando arti visive, video, cinema, arti, oltrepassandone i limiti e anticipandone il divenire.

Non semplice mostra, ma vera e propria esperienza polisensoriale, grazie a decine di proiettori, monitor, touchscreen e sensori nascosti in “ambienti sensibili” che reagiscono alla presenza e ai gesti, con l’intento di rendere il visitatore attore protagonista, semplicemente muovendosi all’interno di uno spazio popolato di immagini. Come spiegare la meraviglia provata davanti alla serie, ordinata e tutt’altro che statica, di 12 vecchi televisori attraversati dalle bracciate non troppo prestanti, ma quantomeno regolari, del famoso Nuotatore, videoinstallazione che immortalata sulla carta patinata di un libro per appassionati di videoarte dice meno di nulla, mentre lì staresti a osservare ore e ore quelle vasche virtuali per cogliere con soddisfazione i cento microeventi buttati a random nella scena principale?

E che dire dello stupore suscitato dai Tavoli? Non provate nemmeno ad accarezzarli timidamente come ha fatto chi vi sta raccontando: ci vuole il colpo secco di un visitatore deciso, che desideri ardentemente rompere la staticità estenuante di una mosca che ronza intorno a una candela, di una donna che riposa mollemente sdraiata, di una goccia che cade col suo “plick” inesorabile e insistente in un pentolino di latta. E allora vedrete un tavolo prendere fuoco, l’acqua rovesciarsi, la donna rotolare infastidita fuori dal tavolo… chi mi ha toccato?!

Passi, tocchi e movimenti più o meno voluti che sfiorano Immagini sensibili, titolo di questa suggestiva retrospettiva. Sono solo le immagini ad essere sensibili o lo sono anche le persone che le accostano? L’interazione avviene solo con le installazioni o anche con chi, come noi, cerca di non tradire emozioni, ma osserva l’altro di sottecchi per capire se le sensazioni provate sono le medesime? Dopo aver disturbato le persone rannicchiate a terra di Coro e aver giocato un po’ con La pozzanghera, ambiente sensibile dedicato ai bambini, le sale si fanno sempre più ampie e si avverte che purtroppo ci si sta avvicinando alla conclusione…

Sembra un piccolo miracolo essere lì, al centro della frenetica Milano, a godersi la calma di un suggestivo spazio senza tempo.

In realtà il vero Miracolo, legittimo titolo dell’ultima opera, sta nell’ultima più grande e maestosa sala di Palazzo Reale, la Sala delle Cariatidi, degno coronamento di un affascinante percorso che non ha tanto lo scopo di richiudere gelosamente quanto vissuto in uno scrigno, quanto di risvegliare sentimenti, di farcene prendere atto, di ributtarci nel confronto con l’esterno.

Milano, infatti, racchiude in sé anche una realtà “invisibile”, fatta di centri di accoglienza di persone, sempre più numerose a causa della crisi, che vivono con discrezione la loro indigenza. È proprio l’imprevedibilità di questo tempo e di questa esperienza il centro ispiratore dell’opera, fatta di specchi sensibili cui ti accosti invitato da una luce e, mentre ti specchi, d’improvviso compare un’altra persona che non sei tu.

Questa volta non scegli che cosa fare e chi ascoltare, ma ognuna di esse, che scruti da capo a piedi, ti regala la sua storia. E mentre sei grato per questa confidenza così libera e schietta, il personaggio, alleggerito dalla sua storia, con un salto si solleva verso l’ovale al centro della sala – che ci aspetteremmo affrescato di putti e di scene amene – incredibilmente popolato da tutti questi amici che sorvolano il tipico cielo ceruleo di Milano. Quale luogo più alto del cielo per portare agli occhi di tutti questa realtà tanto ignorata, quanto bisognosa di essere ascoltata? Solo la creatività di Studio Azzurro poteva concepire un tale miracolo…

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