“Maria, maternità e profezia della nuova Eva”

da | 6 Dic 2016 | La buona parola

Avvento, scuola di speranza

“È da rilevare che le madri, quella del Signore e quella di Giovanni (il Battista), prevengono profetando la nascita dei figli: e questo è bene perché come il peccato ebbe inizio da una donna, così da donne comincino anche i benefici, e come il mondo ebbe la morte per l’inganno di una donna, così da due donne, che a gara profetizzano, gli sia restituita la vita.”

(San Beda il Venerabile, Commento su San Luca)

Questa settimana la Chiesa celebra l’Immacolata Concezione della Vergine: nel mistero è annunciata una Grazia a cui tutti siamo chiamati. Maria, per singolare privilegio, è stata preservata da ogni macchia di peccato originale fin dal suo concepimento.

È Lei l’Aurora mistica della Redenzione, in Lei è prefigurata la salvezza e la perpetua riconciliazione dell’umanità con Dio. Cristo, il nuovo Adamo, definito da San Paolo “spirito datore di vita”, si è incarnato nella nuova Eva, ricostituendo l’originaria felicità in cui erano posti i nostri progenitori. San Beda il Venerabile già si interroga sul filo rosso della storia della salvezza, che ha come poli due donne. Come a causa di una donna è entrato il peccato nel mondo e la morte, così attraverso una donna l’Autore della vita ha rinnovato la creazione. Sono madri, oltre che donne: in loro è presente quel germe di vita da cui, però, si determinano esiti opposti. Eva, il cui nome significa “madre dei viventi”, ascoltando la parola del serpente, ha gettato nella disperazione e nella morte l’intero genere umano; Maria, la Madre di Dio, accogliendo l’annunzio dell’arcangelo Gabriele, è diventata icona della Chiesa, generatrice dei cristiani. Il Signore ha affidato a due donne l’intera creazione: non è forse la più grande obiezione alle derive maschiliste o femministe che si contrappongono nella società?

Ma questo mistero come si attua nella nostra vita? Come è successo con la Vergine, anche noi siamo destinatari di un annunzio di salvezza, anche a noi giunge un messaggero che ci chiama a conversione. “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”, questo era il grido di una donna della folla, al quale Gesù risponde che ancor più beato è chi ascolta la Parola e la mette in pratica. Ad ognuno è promesso di generare il Signore nello Spirito, a partire dal sacramento del Battesimo, con cui è vinto quello stesso peccato da cui Maria è stata preservata. Coloro che vivono la maternità spirituale esprimono la gioia della Vergine cantando il “Magnificat”: riconosceranno che non sono i potenti secondo il mondo, i superbi, i ricchi a sperimentare la vera felicità, ma gli umili, i poveri di spirito, gli ultimi.

Beda il Venerabile non solo medita su Maria come madre, ma, assieme a Santa Elisabetta, come profetessa.

Profeta è colui che si mette a disposizione di Dio per portare al prossimo la Verità: chi più di Maria è stato profeta? In lei la Parola era diventata carne. I cristiani profetizzano al mondo che non ha vinto la morte, ma la vita e si spendono perché i segni di ciò siano visibili prima di tutto in se stessi. Il profeta nell’Antico Testamento era perfettamente riconoscibile esteriormente, allo stesso modo Maria e i cristiani manifestano dei segni caratteristici. E quali sono? La risposta la danno in momenti e atteggiamenti diversi prima Santa Elisabetta, presso cui si reca la Vergine poco dopo l’Annunciazione, e poi i pagani, sconvolti dal coraggio dei primi cristiani martirizzati. Guardiamo a Santa Elisabetta che, appena vede la cugina, grida: “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,44-45) Tra Maria ed Elisabetta scorre un vincolo spirituale che le rende un’unità. Entrambe hanno generato figli con una particolare missione per l’umanità, entrambe si sono affidate a Dio, entrambe hanno cooperato alla salvezza. Tra le due donne vi è la stessa unione che intercorre tra i cristiani, chiamati ad essere “uno”, senza divisioni o contrasti, ma proiettati nella santità di Dio. Ora, mettendoci nell’ottica dei pagani che perseguitavano i primi cristiani, comprendiamo lo sconvolgente esito dell’unità spirituale.

“Guardate come si amano”, questo riuscivano a dire quando vedevano coloro che, pur uccisi, perdonavano i carnefici e appianavano col perdono i conflitti. Come Maria siamo profeti del dono dell’adozione a figli di Dio, partecipi della vita divina, per essere santi e immacolati in un mondo ancora lontano dal Signore.

Medita il cantico di Maria, il Magnificat”: il Signore è vicino ai piccoli e agli umili, non si compiace del superbo. Nella tua vita, compi un gesto concreto di umiltà e di abbandono fiducioso a Dio, affida a Lui una particolare situazione di contrasto che ritieni insanabile: l’esperienza che vivrai sarà un passo in avanti per diventare testimone della Grazia e profeta di Riconciliazione.