Spider-Man: Homecoming

da | 5 Set 2017 | Film

Titolo Originale: Spider-Man: Homecoming
Regia: Jon Watts
Cast: Tom Holland, Michael Keaton, Jon Favreau, Zendaya, Donald Glover, Jacob Batalon, Laura Harrier con Marisa Tomei e Robert Downey Jr.
Casa di Produzione: Marvel Studios (Walt Disney Pictures)
Target: Per tutti; particolarmente consigliato per PreAdo e Ado

“Sono niente senza il costume!” «Se sei niente senza il costume, non dovresti averlo, ok?»

Finalmente, Spider-Man è tornato a casa.

Dopo due incarnazioni deludenti del tanto amato tessiragnatele (esatto, non sono assolutamente un fan della trilogia di Raimi), i Marvel Studios ottengono il controllo creativo e sfornano uno Spider-Man insieme tradizionale e moderno, in un film frizzante e molto ben “impiattato”.

Tom Holland è lo Spider-Man perfetto. Intelligente, sarcastico e soprattutto credibile sia nei panni del nerd e impacciato Peter Parker, sia nei panni del nostro “amichevole Spider-Man di quartiere” (frase più volte citata, omaggio assoluto alla definizione fumettistica dello stesso Stan Lee nei comics originali).

E a proposito di omaggi, Spider-Man: Homecoming attinge a piene mani dai fumetti originali, rispettandoli e omaggiandoli in maniera viscerale, sempre – però – con un occhio di riguardo per la storia, in modo da rendere questi attimi di fanservice coerenti con la trama del film.

Tanto per citare alcuni esempi: la tuta di Spider-Man (la più accurata di tutti gli adattamenti cinematografici), il carattere dello stesso Peter Parker (per dirne una: salvare il nemico a qualsiasi costo), le web wings, fino alla fuga dalle macerie prima dello scontro finale con l’Avvoltoio o alla ragnatela-teaser, strizzatina d’occhio ai più recenti fumetti dell’Uomo Ragno, in cui si fa largo uso di una serie di nuove diavolerie tecnologiche.

E sempre parlando di omaggi, il logo dei Marvel Studios appare sulle note del tema anni ’60 di Spider-Man, orchestrato dal compositore della colonna sonora Michael Giacchino. Geniale.

Si vede il lavoro certosino del regista Jon Watts nei confronti del character che è un’icona vivente e viene trattato come tale. Non con la paura di osare, ma con l’idea fissa di rispettare i canoni di questo personaggio e di inserirlo coerentemente nell’universo narrativo dell’MCU.

E anche questa è una delle carte vincenti del film: sin dalla prima scena appare chiaro come Spider-Man: Homecoming sia legato a doppio filo agli eventi accaduti nel Marvel Cinematic Universe.

Dalla figura di Adrian Toomes, “vittima” in qualche modo degli eventi di The Avengers, allo stesso Tony Stark e agli ovvi collegamenti a Captain America: Civil War, in cui il nostro “bimbo-ragno” aveva fatto la sua prima apparizione sul grande schermo.

E pur essendo così tanto inserito nelle trame dell’MCU, Homecoming riesce miracolosamente a sfruttare tutto questo potenziale per stare in piedi con le sue stesse gambe.

Non si siede sulla possibilità di usare – ad esempio – Iron Man ogni minuto, o di poter collegare ogni cosa a qualche evento legato ad altri Avengers, ma usa questo contesto per creare una trama che si sviluppa per la maggior parte intorno alle due figure di eroe e villain, rispettivamente Peter Parker e Adrian Toomes.

Ed è altrettanto bello vedere come Jon Watts sia riuscito a mantenere questo stesso equilibrio anche per quanto riguarda la questione origin movie.

Spider-Man: Homecoming riesce ad essere l’origin movie di Peter Parker pur senza mostrarci le origini del potere di Spider-Man, e questo è un altro enorme punto di vantaggio rispetto ai precedenti film incentrati su Spidey.

Evita di ripetere il “già visto”, focalizzando tutta l’attenzione su Peter Parker, come mai prima d’ora il “supereroe con super-problemi”, un inesperto quindicenne che imparerà cosa vuol dire gestire il suo potere e diventare un vero eroe (e quale sia il valore dell’essere “l’amichevole Spider-Man di quartiere”).

In Homecoming assistiamo a una trama semplice, a partire dallo stesso villain: l’Avvoltoio.

Egli non rappresenta una minaccia così insormontabile (Iron Man l’avrebbe battuto in cinque minuti), ma rappresenta un problema enorme per il nostro giovane Spidey.

Ma ancora di più: non è detto che per Peter sia più difficile sventare una rapina o affrontare lo Shocker rispetto ad invitare al ballo della scuola la ragazza che gli ha fatto perdere la testa.

Assistiamo ad un microcosmo realistico e curato in ogni dettaglio, in cui è facile immedesimarsi (soprattutto per i coetanei del giovane Parker) e in cui – tra ironia e humor pungente tipico del vero Spider-Man – la posta in gioco si alza vertiginosamente anche se in gioco non c’è il destino del mondo, fino ad arrivare ad uno scontro finale davvero molto personale.

Il cast funziona, alternando new-entry del mondo dello spettacolo a star affermate quali Marisa Tomei, Robert Downey Jr. e Michael Keaton.

Già la scelta dell’Avvoltoio come villain di questa pellicola denota il rispetto viscerale nei confronti del materiale originale: l’Avvoltoio fu il primo nemico che Spider-Man dovette fronteggiare nel lontano Uomo Ragno #2.

L’approccio che i Marvel Studios e Michael Keaton hanno scelto per questo villain è più vicino a quello del Bane di Tom Hardy de Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno, piuttosto che a quello dei classici villain Marvel (in stile Ego o Loki).

Un ritratto di un uomo moderno, un operaio disilluso e arrabbiato nei confronti di quegli uomini ricchi che lasciano “solo le briciole” alla gente comune, ma al tempo stesso un uomo saldo nei suoi principi, primo tra tutti la famiglia (“Non c’è niente di più importante della famiglia”, dichiara Adrian Toomes nel film). Molto interessante anche la posizione che prende nella scena mid-credits.

Un modo nuovo di svecchiare un personaggio come questo, un ritratto realistico e intimidatorio che regala all’Avvoltoio di Keaton un’aura particolare che pochi Marvel-villain hanno avuto sinora.

Iron Man è stato molto ben dosato all’interno della pellicola – al contrario di quanto fatto credere dalla mal gestita campagna promozionale (affidata alla Sony e non alla Disney/Marvel Studios).

La presenza fisica di Tony Stark sullo schermo è limitata a quattro scene in totale. Ciononostante, la sua influenza si fa sentire anche per il resto del film, com’è d’altronde giusto che sia, ma senza mai rubare la scena a Spider-Man, che resta l’unico e vero protagonista della pellicola.

Il ruolo “paterno” di Stark è eccellente e perfettamente coerente con lo sviluppo dell’arco narrativo del Re Mida dell’MCU.

La zia May di Marisa Tomei, che tanto ha fatto parlare di sé per il suo “ringiovanimento”, funziona. Certo, può far storcere il naso ai fan dei fumetti originali, questo sì, ma funziona rispetto al realismo dell’opera – in questo adattamento è più “zia” e meno “nonna”.

Il cast di supporto funziona piuttosto bene: su tutti spicca il Ned Leeds di Jacob Batalon, Zendaya si difende (nonostante il ridottissimo minutaggio) per una volta recitando in modo degno di tale nome (a differenza di quanto dimostrato nei prodotti targati Disney Channel che la vedono protagonista) e Laura Harrier funziona nei panni dell’interesse amoroso di Peter.

L’unica nota dolente? La questione MJ. [INIZIO SPOILER] Davvero Michelle (Zendaya) assumerà il ruolo che fu nei fumetti di Mary Jane pur non essendo quel personaggio? Il solo dubbio fa sinceramente storcere il naso anche a me. [FINE SPOILER]

Il Flash di Tony Revolori non c’entra nulla con i fumetti. Inizialmente ero molto contrario a questa scelta, ma poi ho capito il motivo.

Ai Marvel Studios, al contrario di quanto molti pensano, interessa anche veicolare dei messaggi con i loro film e in questo caso non aveva senso usare Flash come bullo “vecchio stile”. Flash è un bullo “2.0”, un bullo che i ragazzini di oggi possono realmente trovare nelle loro scuole. Può essere bello per loro, vedere come gestire il problema del bullismo… come farebbe un supereroe!

Nota di merito per l’Happy Hogan di Jon Favreau, eccellente spalla serio-comica (in stile Drax dei Guardiani della Galassia).

Le scene action sono perfette, mirabolanti e inserite al punto giusto (la mia preferita resta quella di Washington). Menzione speciale per la coreografia delle ali dell’Avvoltoio nello scontro con Spidey che precede l’ultimo combattimento.

Ci tengo, in conclusione, a citare le tre scene che mi sono piaciute di più [INIZIO SPOILER]:

– la divertentissima sequenza tra la “Lady Costume” Karen e Peter, mentre impara a gestire tutte le funzionalità del costume;

– il faccia a faccia tra Tony e Peter (da cui ho tratto la citazione in apertura);

– il climax che porta alla minaccia dell’Avvoltoio nei confronti di Peter.

Sinceramente ho trovato geniale (seppur “apocrifo”) il plot-twist su Adrian Toomes come padre di Liz. La sequenza che porta in 6 minuti da un’amichevole stretta di mano tra un normale ragazzo e il padre della sua ragazza, a una minaccia di morte tra eroe e villain è da applauso a scena aperta. Un climax scritto e diretto in modo perfetto (nota a margine: l’inquadratura degli occhi di Toomes nello specchietto retrovisore dell’auto con la luce verde del semaforo sulla faccia – rimando al colore verde dell’Avvoltoio – mentre pronuncia gelido le parole “il buon vecchio Spider-Man!” dopo aver scoperto l’identità di Peter, rasenta la perfezione). [FINE SPOILER]

In sintesi, Spider-Man: Homecoming è senza alcun dubbio il miglior film di Spider-Man mai realizzato. Fresco, brillante, genuino e allo stesso tempo denso, carico di emozioni, perfetto incontro tra tradizione e modernità, arricchito con omaggi e citazioni e presentato nel modo migliore possibile.

Lunga vita a questo Spider-Man (e grazie Kevin Feige!).

Concludo con l’angolo del Marvel-nerd. [e ovviamente trattasi di SPOILER]

Inizio col dire che rivedere Pepper e Tony insieme è stato qualcosa di strepitoso! Più o meno come la nuova spettacolare tuta targata Stark per il nostro Uomo Ragno: la Iron Spider, armatura che Peter indosserà durante l’attesissimo Avengers: Infinity War, come mostrato allo scorso San Diego Comic-Con.

Poi, Easter Egg e dubbi che solo veri fan avranno colto:

– “Ho un nipote che vive qui”. L’uomo che dice questa frase altri non è che Aaron Davis a.k.a. Prowler, nonché zio di un certo Miles Morales!

– una delle compagne di classe di Peter (interpretata da Tiffany Espensen) si chiama Cindy Moon, nei fumetti nota anche come l’eroina Silk.

Miles Morales + Silk. Che la Marvel stia pianificando un adattamento dello Spider-Verse fumettistico? Speriamo!

– La Avengers Tower è stata venduta. A chi? Un certo Norman Osborn potrebbe permettersela…

– Nuovo scudo di Cap? La cintura magica di Thor? Che diavolerie ci riserva Tony Stark?

– “8 anni dopo”. Ebbene sì, gli eventi di The Avengers si svolgono nel 2009!

– La Damage Control fa il suo debutto nell’MCU, dopo essere stata fugacemente menzionata in Agents of S.H.I.E.L.D.

– I villains visti si evolveranno nei Sinistri Sei? Potremmo già averne visti tre (Avvoltoio, Shocker e Scorpione), ma ci saranno i big (Doctor Octopus, Goblin,…)? Si vocifera, ad ogni modo, un’eventuale futura presenza di Camaleonte e forse una remota possibilità di adattare la saga del clone…