Non c’è che una sola felicità: quella di essere santi

da | 31 Ott 2022 | Giovani

«Al mondo c’è una sola tristezza: quella di non essere santi. E quindi una sola felicità: quella di essere santi». Così affermava lo scrittore e poeta francese Léon Bloy, racchiudendo in poche sillabe una delle verità più belle e affascinanti del cristianesimo.

 

Mille illusorie felicità

Ma oggi sappiamo realmente cosa sia la felicità? Credo fermamente che molti non la trovino semplicemente perché non sanno neppure cosa stanno cercando. Nella nebbia di significati in cui siamo immersi, anche la felicità rischia di non avere più dei contorni definiti.

Pensando -illusoriamente- di emanciparci e di affrancarci (non si capisce bene poi da che cosa!), abbiamo relativizzato ogni valore, facendo di noi stessi il punto di riferimento per determinare ciò che è bene e ciò che è male, utilizzando come unico metro di misura il nostro illustre ego…e pensare che quei creduloni della Bibbia con Adamo ed Eva ci avevano avvertiti che non funzionava proprio così!

Puoi essere un gran sognatore e decidere che al cuor non si comanda, oppure un gran razionalista e importi di non credere ai sogni…ma, in entrambi i casi, resti sottomesso al peggiore dei tiranni: te stesso.

Ed ecco che non sappiamo più cosa sia la libertà, ed ecco che confondiamo il Bene con il benessere, ed ecco che ci ammaliamo di un sacco di “-ismi”: individualismo, relativismo, idealismo e così via.

E così, solitari e tristi, vaghiamo pensando di dover cercare la felicità a modo nostro (oppure scopiazzando qua e là dall’influencer di turno), convinti che ci siano tante felicità quante siano le persone, estenuati da una ricerca che non porta da nessuna parte… o forse ci disperde, ci porta ovunque, tranne lì dove nostro cuore desidererebbe tornare: a Casa!

 

Non c’è che una sola felicità…

Ed ecco la rivoluzione dei cristiani, ed ecco la profezia ribelle del Vangelo: la felicità è una sola, ed è pure ben visibile: la santità.
Vuoi essere felice? Fatti santo!

Così le vite dei santi risplendono come luce del mondo, e con la loro originalità ci raccontano che è vero che le strade sono tante quanto sono le persone, ma una sola è la meta. E che la meta non è qualcosa da fare, ma Qualcuno da amare.

Nella vita, e soprattutto nella vita in Dio, non si progredisce per accumulo di successi, bensì attraverso la docilità di lasciarsi plasmare e riplasmare da Dio, giorno dopo giorno, attraverso la realtà.

L’etimologia della parola «santo» si ricollega a «sanctus», participio passato del verbo latino «sancire», nelle accezioni di separare, riservare, dedicare… (a Dio). Desiderare la santità, allora, è desiderare un’appartenenza, anelare ad un ritorno, camminare verso Casa, appunto.

Noi siamo fatti per il Cielo, siamo fatto di eterno, siamo nati per non morire, questa è la nostra verità più grande.

Le nostre vite si appesantiscono, i nostri sguardi si chiudono, i nostri cuori si disperano perché ci dimentichiamo chi siamo, di chi siamo, da dove veniamo e qual è il nostro destino: siamo Figli amati, siamo di Dio, veniamo dal Suo cuore, siamo destinati al Paradiso.

 

Santi insieme

Il cammino forse non sarà facile, ma di sicuro è semplice! Perché la strada è Gesù, lui stesso lo dice: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6).

La via non è una strada da percorrere, ma una persona da seguire; la verità non è un concetto, ma un uomo da frequentare; la vita non è un dato biologico, ma un Amore da amare.

La santità, in fondo, non può essere solo una questione di sforzo personale volitivo ed eroico, è soprattutto una questione di amore: quando uno si innamora, non bisogna dirgli cosa deve fare per amare, l’amore rende creativi! La santità non è una gara a chi rispetta il maggior numero di precetti con la maggior esattezza possibile.

E allora? Come si fa? Si fa insieme! Mi hanno sempre insegnato che in Paradiso si va solo insieme. Se il cammino sembra faticoso, se il respiro annaspa, non siamo soli! Abbiamo amici in terra (fratelli) e in cielo (fratelli santi): prendiamo esempio da loro, gareggiamo nello stimarci a vicenda, coltiviamo relazioni sante! L’amicizia è l’alfabeto della santità. Il Vangelo ci racconta che tutto quello che Gesù ha fatto, l’ha fatto con i suoi amici.

Come ci esorta don Bosco: «È tempo di pregare e di prendere ferme risoluzioni; proporre non con le parole ma coi fatti e far vedere che i santi vivono ancora fra noi».

 

Allora, coraggio!

Buona festa di tutti i santi!

 

Suor Chiara Papaleo