I Residenziali, IMAcamp

La testimonianza di Martina Munerato, alunna delle FMA di Milano Bonvesin.

Testimoniare un’esperienza che ti ha lasciato emozioni e sensazioni positive non è mai semplice. La mente e il cuore ti porterebbero a scrivere milioni di pagine descrivendo nei minimi particolari qualsiasi tipo di ricordo, dover scegliere le emozioni e decidere cosa è giusto ricordare e cosa è giusto far passare in secondo piano, è la cosa più complicata che uno possa fare. Frequento una scuola salesiana e di esperienze che ti riempiono il cuore ne vivo tutti i giorni. La voglia di far sì che ogni alunno che passi nella scuola viva esperienze che possano formarlo come individuo e come studente è la base su cui è fondata la mia scuola.

Ma cosa realmente da la possibilità ad un ragazzo di formarsi sia come studente che come persona?

Sia come essere umano che come individuo pronto ad affacciarsi al mondo del lavoro? La risposta c’è stata data in questi ultimi due anni da una proposta che sin dall’inizio ho trovato interessante e soddisfacente, i Residenziali.

Spiegarli solo in modo pratico non è semplice, per chi non sa di cosa parlo però è fondamentale. I residenziali sono composti da tre giorni e due notti in cui la classe parte, solitamente per recarsi in montagna. In questi tre giorni vengono proposte attività, spesso inerenti al percorso di studi che si sta affrontando a scuola. La differenza sostanziale che permette di imparare in modo alternativo alle classiche lezioni scolastiche è la presenza di laboratori e di esperti che si mettono a disposizione per permetterci di imparare. Tu come alunno quindi, non solo impari una parte di teoria, che è fondamentale, ma scendi in campo e metti in gioco le tue abilità e i tuoi punti di forza. Si impara facendo.

Da quando ne prendo parte, ho sempre visto i residenziali come la possibilità di conoscere ciò che una scuola, vista giorno dopo giorno con insegnanti e materie che la caratterizzano, non può offrire.

Abbiamo preso parte ad attività di pronto soccorso, di LIS (lingua italiana dei segni), spiegazioni di come funziona e cos’è una ONLUS, lezioni di odontoiatria, psicologia applicata e mille altre cose ancora.

Quando racconto quello che facciamo nel corso di queste giornate a persone esterne all’ambito scolastico, la domanda che mi viene più frequentemente posta è “ma non sono solo una perdita di tempo? A cosa serve per il vostro futuro?”

Io parto sempre dal presupposto che ogni cosa che mi permetta di imparare non sia mai fuori luogo o inutile e se poi, in qualche modo, si riesce anche a proiettare ciò che si è imparato verso il futuro, allora ci si guadagna il doppio. Nel caso dei residenziali è esattamente così.

Sono una fantastica possibilità di imparare qualcosa sia inerente al nostro percorso di studi, sia inerente a ciò che potremmo andare a fare una volta usciti da scuola. La scuola ci ha dotati di un libretto, chiamato “libretto delle competenze”, per far si che ciò che si impara e le ore che si spendono in laboratorio, non rimangano solo nella nostra mente ma possano essere presentate ad un eventuale futuro datore di lavoro, come ore di laboratorio che, insieme al voto della competenza, descrivono anche con quale serietà ed impegno abbiamo affrontato il laboratorio stesso.

Oltre alla parte pratica ovviamente i residenziali hanno molto altro da offrire. Sono 3 giornate in cui si parte, si va lontano e si lascia tutto a Milano. Motivo per cui bisogna essere pronti ed in grado di vivere per 3 giorni con i tuoi compagni di classe e i tuoi professori, è una prova di fiducia non indifferente. Spesso ci siamo recati in case autogestite, motivo per cui tutto quello che ci circondava era sulle nostre spalle, il cibo, la pulizia, apparecchiare la tavola ecc.. bisognava più che mai essere in grado di mettersi in gioco e far vedere quanto si tenesse a se stessi e agli altri, si crea una collaborazione tra le persone della classe che non è affatto scontata. Ognuno impara che le cose funzionano solo se si collabora tutti insieme, e che se qualcuno si astiene dal fare qualcosa, il castello crolla.

La sensazione che si prova ogni volta che si torna a casa è proprio quella di un bagaglio pesante, pieno di conoscenze, sensazioni ed emozioni.

Non sono mai riuscita a spiegare appieno quello che provo una volta tornata, ma è come se mi sentissi ogni volta un po’ più completa, sotto tutti gli ambiti. 

Mi sento ovviamente più preparata circa ciò che ho studiato in quanto parte teorica, ma mi sento anche sempre più preparata nei confronti della vita. Non sembra, ma convivere con persone che si vedono tutti i giorni è più complicato di quanto sembri, ognuno deve fare un passo verso gli altri, tutti in egual misura, in modo che si possa creare un cerchio, che non si distrugga una volta tornati a Milano, ma che possa continuare ad esistere e permetterci di vivere serenamente i giorni che ci restano da passare insieme.

Oltre ai laboratori stessi, abbiamo sempre la possibilità di ascoltare interventi di preti che danno la loro disponibilità di affrontare insieme argomenti di attualità o più semplicemente piccole sfaccettature della vita quotidiana a cui non sempre pensiamo, perché le riteniamo forse scontate o banali. A volte non è facile vedere le cose con il cuore piuttosto che con gli occhi, ma spesso perché nessuno ti insegna come fare e da soli non è semplice. Ritrovarsi all’interno di una stanza con persone che allo stesso modo tuo sono lì per tentare di imparare qualcosa, una stanza in cui in realtà sei isolato da ciò che hai lasciato a Milano e sei in grado di affrontare queste provocazioni come meglio credi, ti da la spinta e la carica per riflettere, e portarti a casa ogni volta uno spunto di riflessione nuovo e sempre positivo.

Cosa sono i residenziali quindi?

I residenziali sono un po’ tutto, sono la determinazione e la voglia di farci imparare qualcosa di chi mette anima e corpo per organizzarli nel migliore dei modi, sono la professionalità con cui chi si rende disponibile ci insegna qualcosa, attraverso laboratori e spiegazioni, sono la fiducia che ci danno e che noi stessi ci diamo, la convinzione di voler partire per imparare qualcosa e tornare a casa un po’ più felici di prima, la stanchezza della sera quando finalmente vai a letto dopo una giornata iniziata 20 ore prima, ma con la certezza che ti risveglierai con il sorriso, pronto ad iniziarne una nuova, la voglia di tornare a casa per raccontare a tutti “cosa hai fatto questa volta?”

Ho scelto la scuola che sto facendo per vari motivi, il primo è ovviamente l’interessamento all’indirizzo scolastico che ho scelto, ma in secondo luogo ho sempre veramente apprezzato la professionalità e la voglia di migliorare con cui vengono proposte le attività, come appunto i residenziali. Le proposte che ci vengono fatte ogni anno nascondono proprio la volontà di rendere noi ragazzi consapevoli delle nostre abilità e di riuscire a far comprendere a tutti la scuola come un luogo in cui ognuno di noi può sentirsi libero di scoprire ciò che è veramente, e di donarsi al prossimo, in vero e puro stile salesiano.