6^ Domenica Avvento Ambrosiano
22 dicembre 2019 – ANNO A
Vangelo di Luca 1,26-38
Commento di sr Susanna Anzini, FMA
Questo brano di vangelo si apre con uno zoom: il primo personaggio che appare è un angelo di Dio, che richiama alla mente la grandezza del Cielo, poi si parla di una regione: la Galilea, poi ci viene svelato il nome della città dove l’angelo è diretto: Nazaret. Così ci viene detto che si sta recando da una vergine, ma prima viene presentato il promesso sposo di lei, il suo casato e il suo nome. Solo nella frase successiva troviamo il nome della protagonista di questo brano: Maria.
Quasi come se, nella sua umiltà, si fosse messa in fondo, dopo tutti gli altri.
L’angelo entra da Maria. Non avvisa, irrompe. Dio stesso è così: entra nel nostro quotidiano; è lì che siamo chiamati ad incontrarlo, ad accorgerci della sua presenza, tra le semplici azioni e relazioni di ogni giorno.
Il saluto che l’angelo Gabriele rivolge a Maria è davvero particolare: “Rallegrati piena di grazia: il Signore è con te!”. È un grande invito alla gioia piena, una gioia vera e autentica, non basata su felicità momentanee e destinata a sfumare in pochi istanti, ma una gioia intima, profonda e inviolabile perché il Signore è al tuo fianco, si prende cura di te, ti ama infinitamente.
Maria si turba, si sbalordisce e la sua reazione infondo non ci stupisce: molto probabilmente anche la nostra sarebbe simile. Un angelo che si presenta nella vita quotidiana e saluta dicendo “gioisci, Dio ti ama”.
Probamente ci domanderemmo: “perché questo angelo è venuto proprio da me, che cosa significa concretamente che Dio mi ama?” Eppure quanti “angeli” nella nostra vita ci dicono o ci hanno detto che siamo preziosi agli occhi di Dio…
È una frase che se ascoltata veramente col cuore non può che sorprenderci e sbalordirci ogni volta.
Gabriele prosegue il suo discorso, invitando Maria a non temere, ma quello che le annuncia è un continuo crescendo di incredibili meraviglie: avrà un figlio, sarà grande, sarà il Figlio di Dio.
Maria, allora, per la prima volta parla e domanda il come. Non chiede perché, o per quale motivo sia stata scelta lei, non oppone un rifiuto, vuole solo sapere come aderire al progetto che Dio ha su di lei. Sembra quasi che fin da subito abbia scelto.
Maria è la donna docile, pronta ad accogliere il sogno di Dio su di lei, anche se questo sogno è così grande che fatica a capirlo.
Quanto noi siamo capaci di fidarci di Dio? Quanto siamo pronti a vivere il suo disegno su di noi? Quanto invece abbiamo bisogno di certezze, di sapere tutto in anticipo, di avere tutto programmato, senza lasciare neppure un piccolo spazio all’intervento di Dio che irrompe nella nostra vita?
L’angelo risponde alla domanda di Maria, rassicurandola, facendole un esempio concreto della onnipotenza di Dio: anche “Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito un figlio”.
La grandezza di Dio spesso si manifesta così: attraverso i tanti piccoli miracoli comuni, quotidiani che possiamo incontrare nella nostra vita di tutti i giorni.
Occorre avere degli occhi allenati per vedere i segni della sua presenza, perché è discreta, non si impone, si propone. Così come ha fatto con Maria. Ha chiesto la sua collaborazione per portare a compimento il disegno di salvezza.
Infine la risposta di Maria. C’è la sua piena disponibilità: “eccomi!” E la sua grande umiltà: “sono la serva”. Non si esalta, Maria, dicendo: “eccomi sono la madre del Figlio di Dio”. Ma accoglie con semplicità anche un incarico così grande come un servizio, non come un’occasione per esercitare un potere.
E noi con che spirito viviamo le responsabilità che ci vengono affidate?
“Avvenga di me secondo la tua parola”: sembra proprio che Maria non abbia compreso quello che accadrà, ma si fida totalmente di Dio. Ha fede e accetta di seguire la strada che Dio ha tracciato per lei, anche se non comprende, anche se sarà una strada in salita, anche se sarà pericoloso.
È grazie al sì, semplice e coraggioso, di questa vergine di Nazaret noi possiamo oggi celebrare il grande mistero del Natale.