Penultima Domenica dopo l’Epifania
16 febbraio 2020 – Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni 8,1-11
Commento di suor Antonia Franzini, FMA
ll racconto evangelico di questa penultima domenica dopo l’Epifania incomincia con Gesù che si reca al tempio “al mattino“. Siamo, quindi, all’inizio di un nuovo giorno che richiama il mattino della creazione, il primo giorno quando Dio crea la luce che permea l’intera creazione. Al mattino di questa nuova vicenda narrata da Giovanni al capitolo 8, si parla di una luce nuova, di una donna nuova, resa nuova proprio dall’amore riconciliante di Dio che si rende vivo in Gesù. Il Vangelo dell’adultera è quindi scritto nella logica dell’amore incondizionato di Dio per l’uomo, da cui ogni condanna è stata tolta. Siamo, dunque, “all’alba” di una nuova era: quella dell’amore e del perdono, quella della definitiva riconciliazione dell’uomo con Dio.
Il mattino raccontato ricorda il mattino di Pasqua, quando la morte e il peccato vengono annientati dalla resurrezione, dalla riconciliazione, dall’amore incondizionato di Dio per l’umanità.
Il nuovo giorno si apre con questa vicenda da liquidare alla svelta, del resto ci vuol poco a giudicare e condannare una donna che ha peccato, basta metterla in mezzo alla folla pronta a lapidarla. Scribi e farisei la portano da Gesù in quanto è stata colta in “flagrante adulterio”. Non ci sono dubbi, dunque, su di lei. È l’Antico Testamento che si confronta con il Nuovo; al centro del dibattito ci sta l’uomo peccatore. Infatti, la donna viene posta in mezzo tra Gesù e gli scribi.
Loro parlano, e parlano bene, del resto conoscono la legge in ogni dettaglio. E intanto… Gesù, chinatosi, si mette a scrivere con il dito per terra! Anche Gesù scrive col dito, come Dio scrive col dito il decalogo. Lui però non lo fa su tavole di pietra come è accaduto per la legge mosaica, bensì scrive sulla terra, quasi per sottolineare l’universalità di ciò che sta scrivendo. Gesù riscrive la Legge, dandole una nuova prospettiva e una nuova comprensione.
Gesù compie il gesto di “scrivere”, chinato per terra, ad indicare tutta la premura e la comprensione di chi si prende cura ed è attento a coloro che sono più bisognosi di attenzione.
«Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». L’unica espressione che Gesù rivolge a questi esperti di legge mosaica, rileva che dal peccato nessuno può ritenersi o dirsi salvo solo perché osserva scrupolosamente la Legge. Infatti non è la legge che salva, Dio solo può salvare donando gratuitamente il suo perdono ad ogni uomo.
A questa affermazione di Gesù gli scribi e i farisei «se ne andarono». Essi, di fronte alla nuova legge, quella dell’Amore, della Misericordia, del Perdono, se ne vanno. L’Antico Testamento, con la nuova Legge riscritta da Gesù sulla terra, si chiude definitivamente, per cui l’uomo è salvo e su di lui non pesa più nessuna condanna.
La scena ormai sta per chiudersi, ciò che rimane al centro (in mezzo) dell’attenzione è sempre questa donna peccatrice che però ora è circondata non più da uomini armati di sassi per ucciderla, bensì dalla tenerezza di Dio. Questa donna rappresenta l’intera umanità che è al centro dell’interesse e della cura di soprattutto nella sua triste condizione di peccato. Ora non c’è più nessuna condanna per lei. C’è lei al centro e Gesù che alzatosi, le si avvicina.
«Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» Gesù nel suo farsi vicino, mostra l’amore del Padre, che non conosce né limiti né condizioni per il perdono, ma proprio perché è amore, è soltanto e sempre accogliente.
La donna che parla con Gesù ci rivela una cosa bellissima e cioè che soltanto nel rapporto con Cristo ogni persona non trova più nessuna condanna! Gesù dice alla donna «va’ e d’ora in poi non peccare più». Ora la donna perdonata, l’umanità riconciliata è pronta per riprendere il cammino, per vivere un nuovo mattino.