3^ di Quaresima
15 marzo 2020 – Anno A
Dal Vangelo secondo Giovanni 4,5.42
Commento di suor Beatrice Schullern, FMA
Siamo figli di un Dio che ci ama immensamente e che desidera la nostra salvezza eterna.
Il brano di Vangelo della terza domenica di Quaresima ce ne dà nuovamente conferma. Gesù, arrivato ai confini della Galilea – dove aveva faticato molto nella predicazione, operato molti miracoli, convertito un gran numero di peccatori e istruito la gente del popolo – parte con gli apostoli per la Samaria. Più volte sollecitato dagli apostoli a riposarsi, ricorda loro che è venuto al mondo per adempiere la volontà del Padre. Uno solo è il suo desiderio: la conversione dei cuori degli abitanti di quella città, la salvezza delle loro anime.
Ecco arrivare una donna. L’incontro non potrebbe essere più casuale; casualità secondo gli uomini, non secondo Dio. Nel modo con cui si approccia a lei, Gesù ama quella donna. Rompe gli schemi, dialoga con lei (v.7): non gli importa se è donna, se è samaritana, se convive. La donna si meraviglia (v.9). Nessuno si è mai rivolto a lei così; il fascino di quest’uomo la conquista. Gesù “prende per mano” questa donna – prigioniera delle proprie attese – per condurla altrove. Si sforza, infatti, di spostare la conversazione su un altro piano. La donna intuisce qualcosa del dono di cui Cristo parla, ma non comprende perché interpreta tutto sul metro delle proprie preoccupazioni (4,15); pretende di rinchiudere il dono di Dio dentro la propria attesa. Anche noi corriamo spesso questo rischio. Dimentichiamo, infatti, che “quel Cristo che ci ha salvato sulla croce dai nostri peccati, con lo stesso potere del suo totale dono di sé continua a salvarci e redimerci oggi”[1]. È questo il dono più grande.
Gesù ci attende nella nostra grigia quotidianità, nelle preoccupazioni e nelle ansie di questa Quaresima del tutto inattesa. “Il suo perdono e la sua salvezza non sono qualcosa che abbiamo comprato o che dovremmo acquisire con le nostre opere o i nostri sforzi. Egli ci perdona e ci libera gratuitamente. Il suo donarsi sulla croce è qualcosa di così grande che noi non possiamo né dobbiamo pagarlo, dobbiamo soltanto accoglierlo con immensa gratitudine e con la gioia di essere amati così tanto prima di poterlo immaginare: «egli ci ha amati per primo» (1 Gv 4,19)”[2]. Gesù ci chiede di aprire il cuore a Lui, di chiedere perdono dei nostri peccati e di convertirci. Come ci ricorda il nostro amato Padre, don Bosco, “al mondo vi sono molti pazzi e molti furbi: i furbi sono o loro che faticano e patiscono un po’ per guadagnarsi il Paradiso. I pazzi sono coloro che s’incamminano per l’eterna perdizione”[3].
Lasciamoci conquistare dall’amore di Dio. Apriamogli in nostro cuore e lasciamoci prendere per mano come ha fatto la samaritana. L’amore del Padre è un amore “che non si impone e non schiaccia, un amore che non emargina e non mette a tacere e non tace, un amore che non umilia e non soggioga.”[4]. Questo Amore può aiutarci a vivere con serenità questo tempo tanto difficile. Siamo figli immensamente amati, creati per l’eternità.
Prendiamoci un po’ di tempo per contemplare le braccia aperte di Cristo crocifisso. Contemplando il Suo amore e prendendo esempio da Lui, la nostra stessa vita sarà “sorgente d’ acqua che zampilla per la vita eterna”.
[1] Esortazione Apostolica Post – Sinodale, Christus Vivit, n. 119.
[2] Esortazione Apostolica Post – Sinodale, Christus Vivit, n. 121.
[3] Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco, VIII,16-20.
[4] Esortazione Apostolica Post – Sinodale, Christus Vivit, n. 116.