Ascensione del Signore

Ascensione del Signore

24 maggio 2020 – Anno A

Vangelo di Matteo 28, 16-20

Commento di suor Maria Vanda Penna, FMA

 

“IO SONO CON VOI TUTTI I GIORNI…”

Ecco la grande promessa.

Siamo alla fine del Vangelo di Matteo, che non racconta l’Ascensione di Gesù; la sostituisce con questa promessa che la sottintende: infatti, solo una presenza totalmente altra da quella fisica, che è legata allo spazio e al tempo, la può rendere possibile.

Gli undici, dice Matteo, vanno in Galilea, secondo la parola di Gesù.

Sul monte. Non ci sono indicazioni geografiche precise, ma ce n’è una importantissima perché ‘teologica’: sul monte Gesù aveva proclamato le Beatitudini, la nuova legge del Regno. Ora, sul monte, rivela agli apostoli ‘l’orizzonte della missione universale’. Da dove tutto era incominciato, parte un nuovo inizio.

Sul monte gli apostoli incontrano Gesù e lo adorano, cioè si prostrano davanti a lui: ormai ne riconoscono la presenza. “Essi però dubitarono”- dice Matteo. Così traduce la versione ufficiale CEI 2008. Più ottimista la Bibbia di Gerusalemme: “Alcuni però dubitarono”. Tutti o alcuni? Interrogativo degno di tanta meditazione, capace di risvegliarci, come ha svegliato gli Apostoli, che, tutti, hanno poi dato la vita per Lui.

Gesù, che vede il cuore, certamente legge il loro dubbio, ma non li rimprovera, né fa loro discorsi morali o dottrinali. Glielo fa superare con un annuncio che apre orizzonti universali: “A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate. Fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo…”.

Il comando ‘fate discepoli tutti i popoli’ affida agli apostoli un compito straordinario. Attraverso l’annuncio del Vangelo e il Battesimo, cioè l’inserimento nella vita di Cristo, quindi nel popolo di Dio, le genti potranno accogliere le parole di Gesù, che trovano la loro sintesi nel comandamento dell’amore.

I cuori induriti dal dubbio, come talvolta sono i nostri, possono confrontarsi con queste parole, che non hanno niente di potere mondano, e sciogliersi in un profondo atto di fede, quindi di consegna a Lui. Perché solo così si potrà andare ad annunciare.

Conclusa, infatti, la presenza fisica di Gesù nel mondo, l’annuncio del Regno è affidato ai discepoli, a noi. Siamo noi che nell’ascolto della Parola e nell’Eucaristia abbiamo ‘visto’ e ‘toccato’ e non possiamo tacere; che vuol dire: annunciare con la vita. Abbiamo una grande responsabilità, ma Gesù è con noi, con ciascuno di noi, ogni giorno, per sempre. E si tratta di una presenza viva, dinamica, orientata alla diffusione del Vangelo in tutto il mondo per dare alla storia il suo senso vero e guidandola alla realizzazione definitiva del suo Regno alla fine dei tempi.

Avvertire nella fede, non sensibilmente, la sua presenza ‘di fuoco’ che brucia e non consuma, come il cespuglio di Mosè, ci dà la forza di testimoniare il Vangelo, ed è ancora la sua presenza che ci preserva dall’indurimento del cuore, facile a prodursi nel tempo dell’attesa. Stanchezza, preoccupazioni quotidiane, timori per il futuro … possono tentarci a lasciare che le cose vadano e a non riconoscere il suo passo accanto al nostro. Eppure Lui l’ha promesso:

“… sempre, fino alla fine del mondo”. Lui c’è e, se ascoltiamo la sua parola e crediamo, troviamo la forza di testimoniare la certezza del suo amore, che si fa speranza e fiducia, anche nel tempo di insicurezza  e di timore che stiamo attraversando.

Se non noi, suoi discepoli, chi può dire oggi agli uomini e alle donne, ai giovani, la Parola che salva?