Domenica della Santissima Trinità

Domenica della Santissima Trinità

7 giugno 2020 – Anno A

 

Vangelo di Giovanni 16, 12-15

Commento di suor Giulia Calvino, FMA

 

 

«Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future».

È molto affascinante e attraente questo cammino che Gesù ci indica. È nella verità, ma cammina verso la verità: un’affermazione che sembrerebbe contraddittoria, ma che diventa chiara per chi cerca di camminare così.

La verità è Gesù: non dobbiamo cercarla chissà dove, è già nostra, ci è già data ed è la nostra forza, la nostra speranza, la bellezza della vita. Però è altrettanto vero che cerchiamo ancora luce in Lui, non abbiamo capito tutto, ci accorgiamo spesso che alcune comprensioni e realizzazioni della nostra vita sono ancora insufficienti, non sono ancora all’altezza del Vangelo, per cui dobbiamo continuare a camminare insieme nella luce per trovare risposte più ampie ed esaurienti. Le troveremo, anche se Gesù sarà sempre nuovo, sempre oltre, sempre inesauribile.

Se lo Spirito Santo è l’Amore che c’è tra il Padre e il Figlio, si comprende ancora meglio la pagina del vangelo di oggi. L’Amore non dice cose nuove, ma rende nuove le cose che ci sono già: lo Spirito non dice cose diverse da quelle che ha detto Gesù, ma le rende nuove, come l’olio rende splendente il legno.

Attendere lo Spirito non significa attendere qualcosa che cambia la nostra vita così come il mondo ci insegna. Infatti, il mondo per cambiare le cose rottama le vecchie. Dio con il suo Spirito fa nuove tutte le cose, perché conferisce uno splendore a cose che abbiamo sempre visto e sentito.

Dio attraverso lo Spirito cambia gli occhi di come vediamo le stesse cose di sempre. Permettetemi un’affermazione che potrebbe sembrare azzardata: il dono dello Spirito è come un misterioso collirio che cambia completamente il nostro sguardo su tutto, sulla nostra vita, su ciò che abbiamo vissuto, su ciò che abbiamo fatto, sulle persone che abbiamo incontrato, su quello che abbiamo sofferto e su ciò di cui abbiamo gioito.

Questa esperienza non riguarda solo il passato ma anche il futuro, perché lo Spirito riempie di promessa ogni cosa. In un certo senso dà un destino a tutto ciò che esiste. E per destino non intendo un finale già scritto, bensì un fine, un significato, un senso. Lo Spirito è l’Amore di Dio che dà senso alla vita.

Entrare nella profondità della verità, sentire la verità viva in noi, è una grande grazia e questa grazia viene donata dallo «Spirito di verità», che guida alla pienezza della verità. Solo chi è illuminato dallo Spirito illuminatore può gustare e, in qualche modo, comprendere e parlare della verità divina. Lo Spirito Santo, inoltre, annuncia ai discepoli «le cose future», letteralmente: «ciò che sta per venire», guida i discepoli nel futuro, nel vivere la fede secondo le modalità richieste dalla condizione futura, nel vedere la realtà con gli occhi del Cristo che è venuto a salvare il mondo e che «verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti».

Quelli che hanno ricevuto lo Spirito Santo vivono il presente alla luce del passato di Gesù, nel ricordo attualizzante di lui, e vivono pure nella rinuncia a prestare fede alle previsioni scientifiche o agli oroscopi, che servono a placare l’angoscia presente, preferendo porre il fondamento nell’unica profezia che va presa sul serio.

Nella misura in cui tentiamo di imitare Gesù, cercando di interpretare ed applicare la sua Parola alle varie circostanze della vita, sperimentiamo la presenza e la luce dello Spirito.

In questa solennità, mi pare bello offrire un brano della preghiera che la Beata Elisabetta della Trinità ha composto, mossa dall’amore profondo verso i Tre.

 “Mio Dio, Trinità che adoro,
aiutatemi a dimenticarmi interamente, per fissarmi in voi,
immobile quieta come se la mia anima fosse già nell’eternità;
che nulla possa turbare la mia pace o farmi uscire da voi, mio immutabile Bene,
ma che ogni istante mi porti più addentro nella profondità del vostro mistero.
Pacificate la mia anima, fatene il vostro cielo,
la vostra dimora preferita e il luogo del riposo;
che io non vi lasci mai solo, ma sia là tutta quanta,
tutta desta nella mia fede, tutta in adorazione,
tutta abbandonata alla vostra azione creatrice”.