26 luglio 2020 – Anno A
Vangelo di Matteo 4, 18-22
Commento di suor Rita Fallea, FMA
Mettendoci in ascolto della Parola di oggi ci troviamo di fronte al tema della chiamata.
Di quali chiamate, in particolare?
- di Samuele, prima lettura Sam 3, 1-20;
- di Paolo, seconda lettura Ef 3, 1-12;
- dei discepoli Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, Vangelo Mt 4, 18-22;
E infine, ma per nulla trascurabile: la tua chiamata, Salmo 62 (63).
La chiamata, un tema che ci può apparire scontato, già noto…
Ormai ne sappiamo moltissimo!
Eppure…
Solitamente consideriamo il termine sapere con un’accezione principalmente cognitiva: lo utilizziamo per esprimere che conosciamo determinate informazioni, e diciamo, giustamente, che le sappiamo perché siamo in grado di riportarle alla memoria, le ricordiamo.
A voler ben indagare nelle parole scopriamo che sapere può voler dire avere il sapore, il gusto; conoscere vuol dire frequentare, cioè stare frequentemente con, impiegare del tempo con; e, infine, ricordare portare nel cuore.
Si può parlare quindi di una memoria incarnata, diffusa nella persona che la permea interamente, la quale arriva ad avere il sapore della vocazione…
Qual è il sapore della vocazione?
Tale sapore è sicuramente quello di colui che chiama, che s’incontra con quello della persona chiamata. Infatti il Signore non chiama nel mucchio, indistintamente, senza nome, ma dice: Samuele, Paolo, Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni… Conosce ciascuno per nome e con quel nome (che significa l’interezza della persona) lo chiama.
Il tuo nome e il nome del Signore si incontrano e danno alla tua vita il sapore particolare della tua vocazione.
Oggi la liturgia ci propone inoltre la preghiera del salmo 62.
Così ci addentriamo nella tua chiamata, quella che oggi il Signore rivolge a te.
Il salmo ha la forma della preghiera ed in questo caso esprime un profondo desiderio di Dio, di cui il salmista si fa voce: O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora ti cerco…
Sempre c’è in noi un desiderio di Dio, flebile e fragile, che nel rumore quotidiano corre il rischio di soffocare. Così il Signore deve rivolgersi a Samuele di notte, momento in cui il giovane non è turbato da molte cose (prima lettura Sam 3, 1-20).
Sempre c’è in noi un desiderio di Dio, anche nelle molte occupazioni, ma si trova spesso in bilico tra due scelte, a rischio di essere accantonato. Così il Signore si fa presente anche lì e chiama[1]. Il Vangelo (Mt 4, 18-22) ci racconta infatti la chiamata di Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni: Gesù sta passando mentre loro sono intenti alle loro quotidiane operazioni di pescatori.
Il Signore chiama di notte e di giorno: dunque chiama sempre.
Risvegliare questa coscienza del Signore che chiama è fondamentale: altrimenti perdiamo la possibilità di frequentarlo, di conoscerlo intimamente, di gustare in noi il sapore della sua chiamata, di ricordare il sapore di Cristo.
Ecco perché quest’oggi possiamo soffermarci davanti al Signore rileggendo il salmo 62, poi possiamo lasciarlo risuonare in noi anche nei prossimi giorni. Chiediamo al Signore di far crescere in noi il desiderio di lui, di farci sperimentare la tenerezza della sua presenza.
La Parola è preghiera che riconduce a Dio il nostro cuore disperso, la sosta nell’ascolto non è perdita di tempo, ma tempo fecondo, che a suo tempo, lentamente, darà frutto, ma che già da ora mette piccole radici e getta i primi verdi germogli…
Maria, madre della Parola,
ci accompagni e ci guidi
nel frequentare, gustare e ricordare
il sapore di Cristo!
[1] A cosa chiama? Ecco, nella lettera di San Paolo di oggi (Ef 3, 1-12) troviamo l’annuncio “che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità …”; a condividere cioè la comunione intima e filiale con il Padre, in Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito Santo.