9 agosto – Anno A
Vangelo di Marco 12, 41-44
Commento di suor Silvana Mascotto, FMA
Per poter meglio capire nel suo valore la breve pagina di vangelo che ha come oggetto di attenzione una povera vedova, occorre collocare l’episodio in un contesto più ampio: il vangelo di Marco e la conclusione della sua attività e del suo insegnamento pubblico a Gerusalemme.
Il Vangelo di Marco, per la sua veste letteraria dimessa e per la sobrietà del suo materiale, era stato in passato accantonato, ma in seguito gli studiosi l’hanno recuperato, rendendosi conto, addirittura, che quello è il primo esempio di Vangelo. Marco ha inaugurato quel modello letterario appunto chiamato ‘vangelo’. Naturalmente tale vangelo non è sorto improvvisamente, esso è stato preceduto da raccolte più arcaiche che mettevano insieme parole e atti di Gesù, ma la novità del lavoro di questo autore è quella di aver riunito in una composizione unitaria e articolata parole e fatti di Gesù secondo uno schema, un piano generale. È un racconto condotto secondo uno schema biografico drammatico. Comincia con l’entusiasmo della folla in Galilea, si snoda attraverso le incertezze della crisi e culmina con la catastrofe in Gerusalemme. Ha momenti forti e temi relativi.
I temi fondamentali sono quelli del Regno di Dio che matura nella storia di Gesù e quello della lenta chiarificazione dell’identità di Gesù. Infatti il vangelo inizia con una solenne affermazione: ‘Inizio dell’evangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio’. Ma questa solenne dichiarazione comporta la formazione dei discepoli e della comunità. Altro perno fondamentale di questo vangelo.Gesù, nel vangelo di Marco, è colui quindi che annuncia, istruisce e insegna.
Non è senza significato per la comunità cristiana che Marco ponga a conclusione dell’attività e dell’insegnamento pubblico di Gerusalemme il piccolo episodio della vedova che mette nella cassetta delle offerte ciò che serve alla sua sopravvivenza. Qui abbiamo quel Gesù che istruisce i suoi discepoli e qui, a conclusione di un percorso, a Gesù sta a cuore che si capisca bene chi è il discepolo, chi è colui che sta dalla sua parte.
In primo piano i discepoli che nel percorso di Gerusalemme vengono sconcertati dalla nuova prospettiva del Regno di cui Gesù li aveva messi a conoscenza. E già gli avversari sono inquadrati nelle loro caratteristiche.
Gesù è nel tempio, in una sala del cortile dove sono collocate le cassette per le offerte. È seduto vicino e vuole osservare quanto avviene. Osserva, prende posizione e comunica ai suoi discepoli la differenza di comportamenti e di valore. Vuole metterli in guardia dalla cupidigia degli scribi, dalla loro vanità e ipocrisia e vuole esaltare e proporre la generosità della povera vedova. Non c’è confusione: o in un modo o nell’altro. E chiarisce qual è ciò che lui vuole, ciò che vale.
I discepoli, si sa, avevano difficoltà a capire e a capire anche le differenze. E questo Gesù li aveva già sconvolti non poco con i suoi miracoli: una pesca fatta al mattino, stranezza, che risulta poi abbondante; ha solo a disposizione cinque pani e due pesci e avanzeranno sporte; accoglie una peccatrice e dice che è migliore del padrone che lo ospita; fino all’affermazione che quel Regno di Dio tanto desiderato… non è di questo mondo! E poi, ora, affermerà che è più importante uno spicciolo rispetto a offerte generose.
Qui, con l’essenzialità propria di Marco, l’identità di Gesù acquisisce ancora più chiarezza. E viene anche data un’ulteriore pennellata alla fisionomia di chi deve essere il suo seguace. Sta concludendo la sua attività e il suo insegnamento pubblico in Gerusalemme ed esalta l’autentico valore di ogni gesto: il cuore!
Questa donna povera e sola ne è l’esempio. Due spiccioli, due monetine tra le più piccole in circolazione… Ma era tutto. E si conquista tutta la simpatia e la stima di Gesù.
I discepoli, pur sempre accanto a Gesù, erano stravolti dai fatti, dalle sue parole, da ’sto regno di Dio che ancora non si capiva dove fosse, mentre lei, questa donna, povera e sola, aveva capito tutto.
Aveva capito che “il Regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo. Un uomo lo trova e vende tutti i suoi averi […] Il Regno dei cieli è simile anche a una perla preziosa, trovatala, il cercatore va, vende tutti i suoi averi”. Il tempio per questa donna non è luogo dove si svolgono riti propiziatori, non è neppure il luogo dove si ostenta devozione, ma è il luogo dove si è quello che si è, dove, nonostante già si è spogliati di molto, era vedova e sola, si manifesta fiducia, è il luogo dove si incontra l’amato, a cui si dà tutto quello che ancora resta.
Chi è il discepolo?
È colui che non tiene nulla per sé, è la mamma che ama il figlio più di sé stessa. È chi sa che questa vita è il percorso che porta ad un’altra, da conquistare. È chi sa che la zavorra pesa, impedisce. Invece, spesso, noi non riconosciamo la zavorra come tale, la riteniamo un bagaglio prezioso nel nostro viaggio. Non la molliamo … Non riusciamo a intravedere la meta, la cima, la bellezza perché i nostri occhi sono rivolti a contare ciò che abbiamo.
Alziamo lo sguardo, apriamo il cuore… Chi è il discepolo? È colui che, pur non vedendo la cima del monte, sa che c’è. È colui che riconosce il tesoro che è più prezioso del suo campo che ha già, delle sue sicurezze. È colui che si fida e si affida. E il Signore lo guarda con simpatia e lo ama.
Quale tesoro più di questo? E la povera vedova, infatti era ricca, di Dio.