Dedicazione del Duomo di Milano, Chiesa madre di tutti i fedeli ambrosiani
Vangelo di Matteo 21,10-17
Commento di suor Antonia Franzini, FMA
Prima di condividere con voi alcune brevi riflessioni attorno al Vangelo di oggi, permettetemi di dare qualche coordinata storiche della Festa, anzi della Solennità che celebriamo domenica.
La Dedicazione del Duomo di Milano è una Solennità liturgica celebrata dalla Chiesa cattolica di Rito Ambrosiano la III settimana di ottobre. La istituì San Carlo Borromeo nel 1577 a ricordo di quella terza domenica di ottobre del 1418, quando Papa Martino V consacrò l’altare maggiore dell’antica cattedrale milanese. Certo, per noi ambrosiani è un evento importante, ma mi son sempre chiesta se lo fosse a tal punto da rinviare di una settimana la giornata missionaria mondiale.
Leggendo e meditando il Vangelo di oggi scopro che non la rinviamo, poiché tale solennità non fa altro che farci riscoprire la dimensione missionaria della Chiesa milanese intorno al suo Vescovo. Infatti Gesù stesso, nella vicenda narrata da Matteo 21,10-17, ci aiuta a riscoprire lo stile missionario. C’è appena stato un ingresso trionfante a Gerusalemme con le folle che acclamano il Maestro che entra in quella città sul dorso di un asino. Gesù poteva rimanere sulla cresta dell’onda di quel trionfo acclamato dal popolo; tuttavia davanti allo spettacolo che gli si presenta – un tempio che diviene sempre di più una spelonca di ladri – non riesce a trattenere la sua rabbia.
Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: «Sta scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera. Voi invece ne fate un covo di ladri».
Eppure per l’epoca era del tutto naturale e addirittura utile che nel cortile del Tempio ci fossero i venditori di colombe per i sacrifici e i cambiavalute. In questo modo i pellegrini si garantivano l’acquisto degli animali per gli olocausti pagandoli con l’unica valuta che potesse circolare nel Tempio. Il mercato nel Tempio era dunque un servizio utile, anzi indispensabile. Perché allora Gesù si arrabbia tanto con i mercanti del Tempio?
Gesù, da pio ebreo, sa benissimo il significato di offrire un olocausto, che indica il riconoscere la predominanza di Dio su ogni vita. Non contesta questa manifestazione, piuttosto contesta e per questo la combatte con forza, quando l’offerta a Dio diventa una specie di contratto, cioè il maldestro tentativo di convincere Dio ad ascoltare le nostre preghiere. Contesta l’idea diffusa in quel tempo, e anche oggi, di potere e volere “comprare” dei favori da Dio.
Anche oggi succede così: le nostre Messe o i nostri Rosari per ottenere una guarigione spesso non sono il frutto di una fede libera e pura a Dio che sa di cosa abbiamo bisogno. Facciamo qualche offerta, pratichiamo qualche rinuncia, e chissà quante candele votive accendiamo nei santuari sperando che in questo modo Dio possa finalmente ascoltarci. La reazione di Gesù è scomoda, ma è fortemente missionaria! Lo scossone non lo ricevono solo i mercanti che vengono cacciati fuori. Fuori posto con il loro sdegno, sono tutti coloro che pensano di mercanteggiare con Dio… Gli scribi e i dottori della legge infatti sono sdegnati dalle meraviglie che Gesù compie nel Tempio e che sono lodate dai fanciulli che inneggiano al Figlio di Davide.
“Gli si avvicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li guarì”.
In questa scena movimentata ecco l’ennesimo colpo di scena. D’un tratto si avvicinano a Gesù i figli di Dio (ciechi e storpi) che nel tempio sono accolti e guariti. Mi piace pensare al nostro Duomo e ad ogni chiesa, come la definisce papa Francesco nella sua ultima Enciclica “Fratelli Tutti”:
“Aperta a testimoniare […] al mondo odierno la fede, la speranza e l’amore verso il Signore e verso coloro che Egli ama con predilezione […] Una casa con le porte aperte, perché è madre». (269)
«Una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione». (270)
Buona Festa della Dedicazione e Buon Mese Missionario!