11^ Domenica del tempo ordinario

11^ Domenica del tempo ordinario
13 giungo 2021
Vangelo di Marco 4,26-34
Commento di suor Silvia Testa, FMA

 

 

L’evangelista Marco, con queste due preziose parabole del Regno, dopo la Pasqua e le solennità che abbiamo vissuto, ci fa ri-tuffare nella normalità di una ripresa fatta di piccolezza, di semplicità.

Nella prima parabola, un uomo “getta” il seme. L’uomo, Dio, non si stanca di gettare in ognuno di noi la Sua vita perché il seme è sempre portatore di vita e ognuno ne è raggiunto. L’uomo, ogni credente, è chiamato a “gettare” su ogni terreno la Sua Parola, senza distinzioni.

La crescita del seme è descritta in modo accurato, ma senza l’intervento del contadino. Noi, abitatori di una storia impastata dai social che impongono il “tutto e subito”, che spesso ci scoraggiamo quando non vediamo frutti immediati, siamo invitati alla lentezza, alla pazienza.

A noi, tentati da un efficientismo che ci porta ad accelerare il processo di crescita, il Signore Gesù chiede di lasciarLo agire, certo non senza di noi. È un invito a fidarci e ad affidarci, certi che Lui opera generando bellezza, anche nelle nostre stesse vite.

Educatori, genitori, tutta la comunità cristiana oggi devono lasciarsi interpellare da un Dio che esalta l’attesa, il silenzio, la contemplazione e non la frenesia, talvolta esasperante, di cui le nostre opere e organizzazioni spesso trasudano. In forza della stessa efficacia della Parola di Dio, l’attesa non verrà mai delusa e i risultati non mancheranno.

È una parabola di speranza perché ci libera da falsi protagonismi, certi che nonostante le nostre resistenze e distrazioni, nel mondo e nel cuore il seme di Dio germoglia e si arrampica verso la luce. (Ermes Ronchi)

Nella seconda parabola, in cui è messa in risalto la sproporzione tra la piccolezza del seme e la grandezza dell’albero, emerge nuovamente l’elogio della piccolezza da parte di Dio. Gesù, infatti, ai grandi gesti predilige quelli piccoli fatti di pazienza, di gentilezza, di bontà, di tenerezza, attraverso i quali chi ci vive accanto potrà “fare il nido”, ossia sentirsi a casa e libero di essere il meglio di ciò che è.

Talvolta pensiamo che solo i grandi gesti possano compiere il desiderio di realizzarci in modo pieno. Illusione che di fondo ci priva del gusto del quotidiano fatto di piccoli istanti, piccoli dettagli, come il granello di senape che, curati, fanno la bellezza di ogni giornata. Papa Francesco afferma: «Se tu hai aiutato anche uno solo a stare un po’ meglio, la tua vita si è realizzata».

Nel film “Uomini di Dio”, una donna algerina si rivolge così ai monaci che stanno riflettendo se, sotto la pressione dei terroristi, lasciare o meno il villaggio: “Noi siamo gli uccelli, ma voi siete il ramo su cui gli uccelli si posano”. Questo è l’augurio più bello che ci lasciamo.