La stranezza

da | 21 Nov 2022 | Film

di Beppe Musicco

 

1920: il famoso scrittore siciliano Giovanni Verga (Renato Carpentieri) compie ottant’anni, e per fargli gli auguri torna appositamente da Roma Luigi Pirandello (Toni Servillo).
Ma l’arrivo a Girgenti (l’odierna Agrigento) è funestato da una brutta notizia: l’amata vecchia balia del commediografo, Maria Stella, è appena morta; per darle degna sepoltura Pirandello si occupa in prima persona del funerale, incontrando due becchini, (O)Nofrio Principato (Salvo Ficarra) e (Se)Bastiano Vella (Valentino Picone) che, nonostante siano teatranti per diletto, non l’hanno però riconosciuto.

La malavoglia dell’impiegato comunale ritarda il funerale della donna e costringe Pirandello a confrontarsi più volte con la corruzione nel comune della città.

Nel frattempo, mentre attende le esequie nella sua casa nella valle del Caos, lo scrittore sente un’intuizione per una nuova commedia ma, tra visioni, ricordi e struggimenti vari, l’ispirazione sembra non concretizzarsi.
Tornato a Girgenti, Pirandello entra di nascosto a teatro e assiste alle prove e anche alla prima della nuova farsa dei due becchini, La trincea del rimorso, ovvero Cicciareddu e Pietruzzu.
Nel teatrino in cui c’è praticamente tutta la città, la commedia (che prende volutamente di mira alcuni compaesani) suscita un’inattesa quanto violenta reazione in platea, tanto da costringere Nofrio e Bastiano a interrompere la rappresentazione. L’atmosfera vira dal comico al tragico, la resa dei conti non risparmia nessuno; anche Pirandello, nonostante si sia divertito, è toccato dall’imprevista conclusione della serata.

1921, Roma. Al Teatro Valle il pubblico delle grandi occasioni si ritrova per la prima di Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello.
In platea, anche Nofrio e Bastiano, ospiti del commediografo. Anche stavolta la reazione del pubblico farà scandalo, lasciando stupiti i due siciliani a interrogarsi sul significato della vicenda.

 

Roberto Andò (Il bambino nascostoUna storia senza nome), grazie anche alla sceneggiatura scritta con Massimo Gaudioso, trova un tono originale per riportare Pirandello all’attenzione dello spettatore contemporaneo; non solo per indugiare sulle difficoltà del processo creativo, ma per condividere con noi l’attualità dello scrittore siciliano (premio Nobel per la letteratura nel 1934) nella sua riflessione sul mistero dei rapporti umani. Andò inventa felicemente la vicenda del teatro amatoriale di Girgenti e dello spunto dato dal rapporto tra realtà e finzione, con lo “sfondamento” della rappresentazione nella reazione del pubblico e nella confusione tra le parti di chi recita e di chi – pur assistendo – è soggetto dell’opera stessa.

Se a Toni Servillo, grazie alla nota bravura, basta un pizzetto per rendere più che credibile il suo Pirandello, Ficarra e Picone – coppia comica di lungo corsa, a teatro e al cinema – trovano in questo film la prova di una recitazione matura, che sa alternare con misura i momenti più leggeri a quelli più drammatici o financo misteriosi, e rendendo il confronto dei due becchini e delle loro farse coi drammi di Pirandello un’esperienza viva e pertinente.

 

La stranezza è il fervore di un uomo, Luigi Pirandello, che, a causa anche delle sofferenze familiari (la pazzia della moglie) non smette di indagare i misteri della psiche da un punto di vista artistico, ma non per questo meno efficace di quello dello studioso. Come Freud analizzava i suoi pazienti, Pirandello analizza i suoi personaggi; ma a differenza dell’inventore della psicanalisi, questi non passano dal sofà a un libro, ma diventano vivi e palpitanti sul palcoscenico, facendo sentire tutta la loro vivezza e scatenando il confronto con chi li osserva dalla platea.

Questo rapporto che solo il teatro sa ricreare, questo quasi magico interscambio tra la scena e la platea, che nelle opere di Pirandello raggiunge un’efficacia mai esplorata fino a quel momento, è sicuramente l’espressione più riuscita di un film da non perdere.

 

Fonte: sentieridelcinema