Quando la letteratura incontra la natura

La Genesi offre soluzione per la salvaguardia dell’ambiente

“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.”
(Genesi 2,15)

Chi avrebbe mai pensato che una soluzione per la salvaguardia del nostro ambiente fosse contenuta nell’Antico Testamento?
Certamente, nella Bibbia sono presenti alcuni momenti in cui si scrive che la Natura, e quanto contiene, è al servizio dell’uomo. Ma bisogna tenere presente che avere al servizio qualcosa non significa piagarla e sfruttarla fino all’esaurimento. Occorre che anche noi impariamo ad essere al servizio degli altri; ciò non vuol dire però diventarne schiavi. Allo stesso modo per quanto riguarda la Natura.

Se rileggiamo con attenzione quella frase della Genesi, e la sentiamo davvero, comprendiamo che a noi è stato concesso di vivere in un mondo meraviglioso, ricco di bellezza, vasto, semplice nella sua complessità, con regole di vita essenziali; un luogo che spesso dimentichiamo. È quello che tutti conoscono come Paradiso terrestre, che deve essere qui ed ora, hic et nunc direbbero i poeti latini. Non deve essere un posto immaginario, post mortem, ma vivo e splendente attorno a noi. Noi non siamo stati posti in questo mondo per distruggerlo, per dominarlo con smania di possesso, ma per coltivarlo e custodirlo.

Ma cosa significa coltivare e custodire? Forse siamo ancora lontani dal comprenderlo. Oppure ci siamo solo allontanati (di molto) da quella che era la nostra condizione originaria; una condizione libera e in simbiosi con la Natura. È probabile che questa conoscenza primordiale, questo tesoro, possa essere nascosto anche vicino a noi. Più che nascosto, custodito. È sufficiente forse andare sulle nostre Alpi e scoprire che alcune persone vivono così, coltivando e custodendo il mondo che li circonda. Uomini e donne che sanno, come molte popolazioni indigene di altri Paesi, che coltivare non significa soffocare la terra, abbattere migliaia di chilometri quadrati di foreste, sfruttare fino all’abbandono un terreno. Lo sanno e nel loro piccolo lo trasmettono.
Perché non recuperare questi nostri doveri verso il nostro Eden? Se la Natura è una risorsa, ciò non significa schiavizzarla, ma vivere di quello che ci dona.

di Nicolò Raimondi

Fonte rivistanatura.com