Chiesa: carismi diversi, ma uno stesso spirito

Di Manuel Bru

Un’opportunità speciale per riflettere in modo generoso sull’universalità della Chiesa cattolica

Papa Francesco si è riferito ai carismi della Chiesa come a doni e grazie speciali che lo Spirito Santo distribuisce per l’edificazione della Chiesa, e ha spiegato come arricchiscano la carità, che è al di sopra di tutto: “Senza l’amore, anche i doni più straordinari sono vani… Il più piccolo dei nostri gesti d’amore ha effetti buoni per tutti!”

Il Pontefice ha insistito sul fatto che i beni spirituali che condividiamo nella Chiesa sono al servizio della comunione e della missione, e mediante la comunione dei santi ciascuno di noi è segno e sacramento dell’amore di Dio nei confronti degli altri e del mondo intero.

Vivere la “spiritualità di comunione” già proposta da Giovanni Paolo II e applicata al rapporto tra i carismi vecchi e nuovi, e tra questi e le Chiese locali, non consiste in una specie di fusione, nel caso dei nuovi, perdendo ciascuno la propria identità e il suo carisma, o in un controllo eccessivo del contributo degli antichi carismi religiosi da parte delle strutture diocesane, frenando la loro vocazione di missione di frontiera.

 

Testimonianza di comunione

Al contrario, si tratta del fatto che tutti conoscano e riconoscano la novità di ogni carisma con la stessa gioia con cui si sperimenta il vivere la novità di ciò che è proprio, di dare una testimonianza, di fronte alla Chiesa e all’umanità, di unità (che è tutto il contrario dell’uniformità), di comunione tra loro e con tutta la Chiesa.

Questo tempo si presenta come un’occasione splendida e provvidenziale per contemplare con generosità l’universalità dell’urgenza evangelizzatrice, riprendere il tesoro dei carismi antichi ma sempre nuovi che hanno irrigato la Chiesa con tanti ordini religiosi e confrontare tutto questo con la semina dei nuovi carismi ecclesiali, carismi che lo Spirito Santo ha voluto dare principalmente ai laici, per accelerare una nuova primavera per le nostre Chiese, per essere un popolo evangelizzato ed evangelizzatore.

Se fossimo un po’ meno chiusi, facessimo nostra la ricchezza dell’altro nella comunione della Chiesa e cercassimo il bene della comunità ecclesiale più distante dal mondo come se fosse la nostra; se potessimo, per un istante, vedere la Chiesa e il mondo con l’occhio universale di Papa Francesco e sentissimo la passione per amarli come egli ci ama, le nostre chiese forse si sveglierebbero dal sonno e dallo scoraggiamento, e nella missione troverebbero la luce e la vitalità che desiderano.

 

Fonte: Aleteia