Don Bosco e la realtà digitale e virtuale #2

Ecco il secondo dei dieci articoli di don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, dedicati ad approfondire il tema “Don Bosco e la realtà digitale e virtuale”.
Il focus specifico di questo mese riguarda “L’intuizione geografica di Don Bosco e il suo rapporto con la realtà digitale e virtuale”.

 

Posizione!! Dove si trova? Come ci si arriva?
Al giorno d’oggi tutti, ci poniamo queste domande. Abbiamo tutti familiarità con GPS e Google Maps, o applicazioni come Weizer, Glympse e altre che ci aiutano a orientarci quasi ovunque.

Qual è il punto centrale di queste applicazioni? Permetterci di condividere rapidamente e facilmente le nostre posizioni GPS con amici e colleghi.

Cosa c’è dietro il design, la logica digitale e la connessione di tutte queste app?

C’è il concetto di geografia. In particolare, il cosiddetto sistema informativo geografico (GIS, secondo la sigla inglese).  Il GIS è una struttura che ci permette di catturare e analizzare dati spaziali e geografici.  Utilizzando strumenti informatici possiamo, per esempio, effettuare ricerche, archiviare e modificare dati spaziali e non, ottimizzare e condividere informazioni in formato mappa.

Questo articolo non intende approfondire concetti così complessi. Ma possiamo fare in modo che questo esempio di tecnologia GPS, un po’ più avanti in questo articolo, si colleghi a come potremmo applicare le intuizioni di Don Bosco nella comunicazione. Per ora, concentriamo tutta la nostra attenzione su questa parola: MAPPA. Le mappe riguardano la geografia e questo è ciò che ci interessa maggiormente in questo articolo.

L’idea centrale che vorrei sottolineare, prendendo come esempio la tecnologia GPS, è che la geografia è ciò che sta dietro la tecnologia digitale, i sistemi e i satelliti. Prendiamo tre parole da questi concetti complessi: geografia, mappe e dati spaziali. Le mappe offrono una struttura per progettare e costruire sistemi informatici e analizzare i dati. La geografia conta davvero sulla tecnologia digitale e virtuale!

Ora possiamo passare a Don Bosco.

Per iniziare, per applicare i concetti di cartografia e geografia alla visione della comunicazione di Don Bosco, dobbiamo porci due domande essenziali: Don Bosco era interessato alla geografia? E se sì, che influenza ha avuto la geografia sulla comprensione della comunicazione di Don Bosco?

In uno dei passaggi delle MEMORIE BIOGRAFICHE di Don Bosco, il suo biografo ci dice che:

“La competenza di Don Bosco in geografia contribuì ad assicurare una splendida posizione ad un ragazzo dell’Oratorio di nome Marchisio. Nel luglio del 1863, il Dipartimento delle Comunicazioni pubblicò una nuova carta postale dell’Italia, otto mappe delle province italiane e un calendario dei ritiri e delle consegne della posta pazientemente elaborato da Marchisio nel corso di diversi anni. Don Bosco gli aveva consigliato di intraprendere questo progetto e lo aveva incoraggiato a portarlo a termine. Marchisio veniva spesso all’Oratorio per lavorare sotto la guida di Don Bosco. Più tardi fu nominato direttore delle poste della stessa Roma.”

(Memorie Biografiche, Edizione Inglese, di E. Ceria e J.B. Lemoyne)

 

Sorprendentemente, questo passaggio ci rivela tre informazioni importanti su Don Bosco e il suo interesse per la geografia. Primo, Don Bosco aveva delle conoscenze di geografia; secondo, conosceva Marchisio, un esperto di cartografia a Torino, e terzo, Don Bosco sosteneva Marchisio nel disegnare mappe.

Per quanto riguarda la prima informazione: Don Bosco conosceva delle nozioni di geografia. Era interessato ad essa. Possiamo cercare altre informazioni.

Secondo le MEMORIE BIOGRAFICHE, un pomeriggio del 1883 Don Filippo Rinaldi entrò nell’ufficio di Don Bosco a Torino per una conversazione informale e fu sorpreso di vedere Don Bosco con un mappamondo sulla scrivania e lo sguardo perso nella lontana immensità dei luoghi del globo, mentre con una mano accarezzava la carta del Brasile.

Don Giulio Barberis, che scrisse le cronache di Don Bosco, testimoniò l’interesse del Santo per le mappe.

“Presi due mappe, una della Patagonia e l’altra del Sud America. Don Bosco ed io cominciammo a studiare in dettaglio la geografia della Patagonia. Passammo molto tempo a studiare le sue caratteristiche, come i golfi, lo stretto di Magellano e il profilo delle isole.”

(ASC A001 – Cronichette – Barberis G., citato da Lenti, Vol. 3, p. 226).

 

Don Bosco aveva un forte interesse per la geografia! Chiaramente questa prospettiva sulla geografia era motivata soprattutto dalla sua attenzione alla spiritualità, all’educazione, all’espansione della Congregazione Salesiana e alle Missioni. Pertanto, il suo interesse per la geografia e le mappe deve essere incluso in tutto il quadro della sua missione: “da mihi animas caetere tolle!”.

Tuttavia, ai fini di questo articolo, continuiamo a considerare questa idea dal punto di vista della comunicazione. Potremmo dire che ciò che sta dietro al suo interesse per la geografia è certamente ciò che chiamiamo immaginazione spaziale.

Quando parliamo di immaginazione spaziale, non stiamo toccando solo gli aspetti tecnici della geometria della geografia, non solo il disegno di mappe. Stiamo dicendo molto di più. Stiamo dicendo che il punto fondamentale per comprendere l’immaginazione geografica di Don Bosco è che essa era inerente alla sua intelligenza cognitiva/affettiva ed era espressione della sua creatività e immaginazione interiore.

L’immaginazione spaziale di Don Bosco è radicata nella sua immaginazione creativa, è espressione del suo desiderio, delle sue profonde fede e spiritualità, del suo sogno di fondare la Congregazione Salesiana e di raggiungere altri Paesi da evangelizzare.

L’immaginazione spaziale di Don Bosco si sviluppò crescendo in famiglia, attraverso i suoi studi, il suo interesse per le arti, la sua visione di educatore, e attraverso il suo modo di progettare il suo sistema educativo, il suo modo di sognare, la sua capacità di pianificare e realizzare la fondazione della Congregazione Salesiana e di proiettarla poi su scala mondiale.

 

Uno degli studi scientifici più consistenti sull’immaginazione spaziale è stato realizzato da Philip J. Gersmehl e Carol A. Gersmehl (2007).

Nel loro articolo pubblicato dal titolo “Spatial Thinking by Young Children: Neurologic Evidence for Early Development and ‘Educability’” (Pensiero Spaziale nei bambini piccoli: prove neurologiche per lo sviluppo precoce e l’”educabilità”) abbiamo una descrizione coerente di ciò che essi definiscono come otto modalità distinte di pensiero spaziale.

Ciò che i due autori fondamentalmente sostengono è che tutti noi impariamo attraverso tutte quelle cose che sono geograficamente progettate (natura, case, edifici, traffico, arti, oggetti, simboli, riti…). In altre parole, diamo senso alle cose attraverso la relazione tra gli oggetti, come sono collocati negli spazi, come li organizziamo in ordine e in serie e come cataloghiamo le cose e allo stesso modo persino percepiamo noi stessi e concepiamo le nostre relazioni con gli altri.

Un’analisi dei sogni di Don Bosco dalla prospettiva dell’immaginazione spaziale dimostra che Don Bosco offre sempre una visione spaziale di ciò che sogna. Don Bosco usava i sogni come una specie di enciclopedia della comunicazione. Ogni sogno ha una vera e propria sceneggiatura, colori, movimenti, ritmi, contrasti, mobilità e messaggio. I sogni sono una grammatica esplicita dell’immaginazione spaziale di Don Bosco. Egli comunica attraverso i sogni, le immagini, le metafore e il simbolismo onirico.

Ogni suo racconto onirico esprime una geometria educativa, una simmetria degli spazi educativi, una geopolitica di espansione della Congregazione Salesiana, un punto di vista spaziale delle relazioni educative. L’architettura educativa di Don Bosco è rivelatrice della sua immaginazione di educatore e fondatore.

In uno dei suoi sogni missionari, Don Bosco dice:

“Dopo aver percorso una distanza molto lunga, il treno si fermò prima di una città di dimensioni considerevoli, forse sul 47° parallelo, dove all’inizio del sogno avevo visto il grande nodo della corda. Alla stazione non c’era nessuno ad aspettarmi. Scesi dal treno e trovai subito i salesiani. Vidi molte case con molte persone dentro, ancor più chiese, scuole, vari ospizi per bambini e giovani, artigiani e conciatori, e una scuola per ragazze che insegnava varie arti domestiche. I nostri missionari si prendevano cura sia dei giovani che degli adulti.”

(MB XVI, p. 310)

 

Nel sogno dei quattordici tavoli (MB VI, 708-709, edizione inglese pp. 410- 411) Don Bosco afferma:

“Vidi i miei ragazzi in un giardino meraviglioso, seduti a quattordici lunghi tavoli disposti ad anfiteatro su tre diversi livelli di terrazza.
I tavoli più alti erano così alti che si vedevano a malapena.”

 

In questo sogno, di proporzioni geometriche, Don Bosco definisce lo scenario in termini metrici e simmetrici. Usa la matematica e la geometria per dare un senso di dimensione a ciò che narrerà.

Come se disegnasse un “progetto ingegneristico per il sogno”, egli descrive gli spazi dimensionali in termini misurati: semicerchi, la disposizione dei tavoli divisi in tre livelli terrazzati, in modo tale che lo scenario – disegnato in forme geometriche – sia logico, coerente. Da questo ambiente geometrico logico nasce il messaggio educativo. Spesso il disegno geometrico che il tema ispira diventa il messaggio. Non ha bisogno di parole perché la geometria del sogno parla per la sua coerenza strutturale; perché l’estetica dell’insieme di questa geometria è il messaggio educativo.

Don Bosco non andò mai nelle Americhe, ma nella sua mente aveva la mappatura geografica della Patagonia. Leggeva, studiava, disegnava e sognava i luoghi dove voleva inviare spedizioni missionarie. In uno dei suoi sogni dice ancora:

“A ovest vedo montagne molto alte, e a est c’è il mare… I segni numerati sulla corda, ognuno corrispondente precisamente ai gradi di latitudine, furono ciò che mi permise di conservare nella memoria per diversi anni le successive località che visitai quando viaggiai nella seconda parte di questo stesso sogno.”

(MB XVI, p. 307).

 

La visione geografica di Don Bosco nei suoi sogni rivela sempre ambienti grandi, ampi, spaziosi, di dimensioni profonde e vaste. Don Bosco legge la realtà attraverso le mappe. Egli mappa la realtà, i luoghi, le persone, la natura e la cultura.

Secondo Sambrook R. & Zurick D, nel loro testo “The Geographical Imagination” (2010), le fonti di informazione spaziale dal mondo esterno sono assimilate e armonizzate dalla conoscenza interiore innata che abbiamo dell’orientamento e dei luoghi, sulla base alle nostre esperienze personali.

“La nostra percezione dei luoghi coinvolge la nostra percezione di sé, le connessioni emotive e intellettuali e i nostri processi cognitivo-affettivi motivati dalla nostra immaginazione spaziale e dalle decisioni ad essi collegate”. Essi affermano “che il nostro comportamento spaziale dipende da come percepiamo noi stessi e concepiamo i luoghi e le loro relazioni geografiche.” (p. 477).

 

Quando sognò Brasilia, la capitale del Brasile, Don Bosco così riporta:

“Tra il 15° e il 20° parallelo c’era un’insenatura piuttosto lunga e larga che partiva da un punto in cui si era formato un lago… Il viaggio continua, lungo la Cordigliera, verso sud; così come la descrizione delle regioni del Prato, della Pampa e della Patagonia, fino a Punta Arenas e allo stretto di Magellano.”

(E. Ceria, MEMORIE BIOGRAFICHE DI S. GIOVANNI BOSCO, VI. XVI, Società Editrice Internazionale – Torino, 1935).

 

Questo sogno, molto conosciuto e discusso negli studi sui sogni di Don Bosco, ci offre una prova chiara e forte della sua intelligenza spaziale:

Il sogno è esplicitamente una rappresentazione geografica spaziale. Don Bosco arrivò a stabilire il 15° e il 20° parallelo come il luogo dove sarebbe stata costruita una grande città. È fondamentale per l’analisi di questi sogni, dal punto di vista dell’immaginazione spaziale, applicare le basi fondamentali che abbiamo esposto in questo studio.

Sambrook R. & Zurick D., a proposito del ruolo delle mappe nell’immaginazione umana, dicono che:

“Le mappe hanno un ruolo tecnologico fondamentale nelle nostre organizzazioni e nella navigazione spaziale” (p. 4).

 

Gli autori suggeriscono che attraverso l’intelligenza spaziale, siamo motivati interiormente ad espandere la nostra visione di crescita, conoscenza del mondo, senso di realizzazione, espansione, sia in questioni politiche, economiche o religiose.

Questo significa che attraverso la nostra immaginazione geografica, analizziamo gli spazi di relazione nella famiglia, nel vicinato, nella scuola, nel quartiere, nella comunità, nella società in generale.
A differenza del concetto astratto delle idee, l’immaginazione spaziale è qualcosa di reale, un’immaginazione pratica che prende dalla geografia la sua nozione di relazioni umane, sociali e politiche.

Attraverso lo sviluppo della sua immaginazione geografica, Don Bosco ha elaborato e applicato la sua visione educativa, comunitaria e pastorale in modo creativo e pratico.  La visione geografica di Don Bosco fa parte del disegno del suo pensiero, della natura della sua pianificazione, dell’architettura dei suoi obiettivi, della realizzazione dei suoi sogni.

Potremmo dire da questo punto di vista che la prospettiva geografica di Don Bosco gli offre un linguaggio visivo, progettato, pronto per essere eseguito. La sua prospettiva geografica gli impedisce di perdersi tra ciò che pensa e ciò che fa, tra ciò che riflette e ciò che compie. La sua prospettiva geografica gli dà una praticità creativa, aperta, flessibile e integrata, con una grande chiarezza nell’evangelizzazione.

Questa prospettiva geografica si esprime attraverso il suo modo di concepire e progettare il Sistema Preventivo, costruendo ambienti, organizzando regolamenti, creando spazi educativi negli oratori. Si esprime attraverso le relazioni nello spazio educativo, la progettazione e l’apertura di nuove case, il come egli sviluppò un progetto formativo per i giovani, promosse la buona stampa, stabilì un ambiente artistico liturgico all’interno degli ambienti educativi.

Perciò Don Bosco era un uomo pratico!  Con profonda spiritualità e amore per la missione ai giovani, si muoveva con passione e creatività per far sì che ciò che aveva in mente e nel cuore diventasse realtà. Seppe progettare il suo sistema educativo e di comunicazione con una forte fede in Dio e in Maria Ausiliatrice.

 

Come abbiamo visto all’inizio, la tecnologia GPS, le mappe e il mondo digitale e virtuale coinvolgono tutti e profondamente una cornice geografica, e la navigazione in internet e nei social media riguarda molto la nostra immaginazione spaziale.

Quando Don Bosco, con profonda fede, guardava una mappa del mondo, la sua immaginazione geografica lo aiutava a pensare sia localmente che globalmente. Pensava in termini di una mappa mondiale, prevedeva la comunicazione come rete, mappatura, relazioni umane, un grande movimento di persone che si riuniscono per evangelizzare ed educare i giovani.

Don Bosco ci offre una visione integrale, educativa e creativa della comunicazione nella realtà digitale e virtuale.

 

 

Fonte: infoans