Buon Natale!

BUON NATALE 2023!

«Davanti ad ogni presepe, anche a quelli realizzati nelle nostre case, noi riviviamo ciò che è avvenuto a Betlemme più di duemila anni fa.» (Papa Francesco, 9 dicembre 2023) 

 

Nell’ottavo centenario del primo presepe realizzato da San Francesco d’Assisi, facciamo nostra questa convinzione di Papa Francesco, in sintonia con il Poverello che nella notte di Natale dell’anno 1223, a Greccio, diede vita alla prima rappresentazione della nascita di Gesù: il presepe è un “Vangelo vivo”, che ci fa sentire «coinvolti nella storia della salvezza, contemporanei dell’evento che è vivo e attuale nei più diversi contesti storici e culturali.» (Papa Francesco, Admirabile signum, 3)

San Francesco, secondo il racconto del suo primo biografo Tommaso da Celano, voleva

«vedere con gli occhi del corpo» il bambino nato a Betlemme, «i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello.» Nel primo presepio “vivente” non c’erano Maria, Giuseppe e il Bambino, ma San Francesco rese visibile la Presenza per eccellenza, facendo celebrare l’Eucaristia. Continua il racconto di Tommaso da Celano: «La gente accorre, (…) i frati cantano scelte lodi al Signore e la notte sembra tutta un sussulto di gioia. Il Santo è lì estatico di fronte al presepio. (…) Poi il sacerdote celebra solennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assapora una consolazione mai gustata prima. Francesco (…) parla al popolo e con parole dolcissime rievoca il neonato Re povero e la piccola città di Betlemme»

(Tommaso da Celano, Vita Prima, 84-86).

 

A Greccio il presepe venne realizzato e vissuto da quanti erano presenti. Si trovarono «tutti attorno alla grotta e ricolmi di gioia, senza più alcuna distanza tra l’evento che si compie e quanti diventano partecipi del mistero.» (Papa Francesco, Admirabile signum, 2)

Così è per noi oggi: «Il presepe siamo noi. È dentro di noi che un Dio nasce» e quel Bambino dice a ciascuno: «E adesso nasci tu.» 

 

Con questa bella preghiera del cardinale José Tolentino de Mendonça, auguro di cuore a tutti, in questo Santo Natale, di “nascere di nuovo” per guardare con occhi nuovi i nostri fratelli e le nostre sorelle e per gettare semi di speranza e di pace in questo mondo!

 

Sbaglia chi pensa che nasciamo una volta sola. Per chi vuole vivere, la vita è piena di nascite.
Nasciamo molte volte durante l’infanzia, quando gli occhi si aprono in gioia e meraviglia.
Nasciamo nei viaggi senza mappa nei quali la giovinezza si arrischia.
Nasciamo nella seminagione della vita adulta, maturando, tra inverni e primavere,
la misteriosa trasformazione che mette sullo stelo il fiore e dentro il fiore il profumo del frutto.
Nasciamo molte volte in quell’età avanzata in cui le attività non cessano,
ma si riconciliano con i vincoli interiori e i cammini che erano stati posticipati.
Nasciamo quando ci scopriamo amati e capaci di amare.
Nasciamo nell’entusiasmo del riso e nella notte di certe lacrime.
Nasciamo nell’orazione e nel dono.
Nasciamo nel perdono e nel conflitto.
Nasciamo nel silenzio o illuminati da una parola.
Nasciamo nel portare a termine un impegno e nella condivisione.
Nasciamo nei gesti o al di là dei gesti.
Nasciamo dentro di noi e nel cuore di Dio.
Per questo ti chiedo, Gesù, di insegnarmi a nascere:
quando le speranze si rompono come cose logore;
quando mi mancano le forze per lo scalino successivo, e io esito;
quando della semina mi par di raccogliere solo il vuoto;
quando l’insoddisfazione corrode anche lo spazio della gioia;
quando le mani hanno disimparato la trasparente danza del dono.
Quando non so abbandonarmi in Te.

          (José Tolentino Mendonca, Pregare ad occhi aperti, 2021)

 

BUON NATALE!

L’Ispettrice Suor Stefania Saccuman