Ennio Morricone

Ennio Morricone: «La mia musica illuminata dalla fede»

 

di Vik van Brantegem

 

Addio al grande compositore, morto nella notte per le conseguenze di una caduta. Nell’intervista che ha rilasciato a Vito Amodio nel 2015 per Famiglia Cristiana, raccontò l’intimità del suo rapporto con Dio: dai Rosari recitati con la mamma alla preghiera quotidiana, un’ora al giorno fra musica e intenzioni. Seguono alcune domande di Vito Amodio e risposte del Maestro Ennio Morricone.

 

Meno misteriosa è la sua fede…

«Provengo da una famiglia cristiana. La mia fede è nata in famiglia. I miei nonni erano molto religiosi. Con mia madre e le mie sorelle abbiamo sempre pregato prima di andare a letto. Ricordo il periodo della guerra. Durante quei terribili anni pregavamo il Rosario. Eravamo tutti molto impressionati. Mi rivedo assonnato che rispondo alle Ave Maria di mia madre. Siamo sempre stati religiosi. La domenica andavamo a Messa e ci accostavamo al sacramento della Comunione».

 

Un uomo credente cosa rivela di sé?

«Identifica una persona onesta, altruista, rispettosa di Dio e del prossimo. Amare gli altri, anche se la parola amare può sembrare forte; però è così. Questo è importante. Io penso veramente al bene degli altri, che il prossimo non abbia il male dal mio modo di fare. Mi è perfettamente normale che debba fare una cosa per rispetto della persona che incontro».

 

Valori che ha trasmesso anche alla sua famiglia.

«Sì, e anche quello del sacrificio. In questi ultimi tempi bisogna sacrificarsi ulteriormente: io stesso qualche volta mi sacrifico per andare incontro alla disoccupazione, alle tante preoccupazioni che assillano. Con mia moglie, che è una brava persona, scrupolosa, abbiamo abituato i nostri figli a questo senso di generosità. Non è detto che i miei figli l’abbiano recepita completamente, non lo so, ma so che sono buonissimi figlioli, che assomigliano al padre e alla madre. Ama gli altri come ami te stesso; ecco, questo per me è un modo normale di essere».

 

Quanto può la musica essere prossima al Padre?

«La musica è sicuramente vicina a Dio. Nello stesso tempo la musica è proiettata nell’anima e nel cervello dell’ uomo. Gli permette di meditare. Il discanto, il falso bordone provengono dai primi trattamenti polifonici del canto gregoriano. Da lì è nata la musica occidentale. La musica è l’unica vera arte che ci avvicina veramente al Padre eterno, e all’ eternità. Lo dico a me stesso, e qualche volta a mia moglie, che la musica già esisteva, tutta! La musica che è stata scritta e sarà scritta. È il compositore che l’ha presa, e la prenderà! Secondo la propria epoca, secondo il momento in cui egli scrive e secondo la civiltà e lo stato della ricerca musicale del suo tempo. La musica è già esistente anche se non c’è».

 

Mission è, forse, il film che più le ha permesso di raccontare il ribaltamento della coscienza umana. Mentre si narrava un sofferto periodo voluto dalla Chiesa, la sua musica cresceva di brano in brano raggiungendo vette elevatissime di potenza spirituale che tradurrei come una intensa richiesta di perdono.

«Il co-produttore del film, Fernando Ghia, mi portò a Londra a vedere il film. Di fronte al finale, ero piangente; a quella strage di indios e di gesuiti per mano portoghese e spagnola. Avevo davanti a me il regista e i due produttori e dissi, “No, io non lo faccio, è bellissimo così”. Credo di essere rimasto mezz’ora a piangere. E loro insistevano. Finché cedetti: “Faccio la musica”. Non volevo farla perché se la sbagliavo avrei potuto rovinare il film. Lavorando su tre elementi distinti che non potevo ignorare, l’oboe del gesuita padre Gabriel, la musica corale e quella etnica degli indios, credo sia stato un miracolo l’esser riuscito a comporre una musica in cui tre combinazioni indipendenti di suoni funzionavano anche contemporaneamente».

 

La musica può essere preghiera intensissima.

«Certo! Ma al di là della musica ci vogliono parole, intenzioni, concentrazione. Io prego un’ ora al giorno, ma anche di più. La prima cosa che faccio. Anche durante la giornata, per caso. La mattina mi fermo davanti a quel Cristo (nel grande soggiorno, illuminata da una finestra, c’è una splendida immagine di Gesù, ndr). E anche la sera. Spero che le mie preghiere vengano ascoltate».

 

 

Fonte: Korazym