– Redazione –
La Solennità di Tutti i Santi che celebriamo ogni anno non è semplicemente il ricordo dei grandi santi elevati agli onori degli altari, è la celebrazione della vocazione universale alla santità che Dio rivolge a ogni battezzato. È il giorno in cui la Chiesa guarda alla sua identità più profonda: una folla immensa, di ogni epoca e nazione, di ogni età e provenienza, che ha trovato in Dio la pienezza della vita. Guardare all’esempio luminoso dei santi non è un esercizio sterile di memoria, ma un potente stimolo a risvegliare in noi il desiderio di essere come loro: pienamente felici.
Spesso si crede che la santità sia un ideale irraggiungibile, riservato a epoche lontane o a figure carismatiche particolari. In realtà la santità non richiede atti straordinari o carismi eccezionali; richiede, innanzitutto, di accogliere l’invito di Gesù a seguirlo senza scoraggiarsi di fronte alle difficoltà, ma fidandosi e affidandosi pienamente a Lui. Essa esige sì un impegno costante, una scelta di sequela da rinnovare ogni giorno, ma è innanzitutto un dono di Dio, che per primo ci ha amati e in Cristo ci ha resi suoi figli adottivi. Il Vangelo delle Beatitudini, proclamato in questa giornata (Mt 5,1-12), ci mostra il volto concreto della santità: la mitezza, la misericordia, la purezza, la pace, la fame e la sete di giustizia. Non ideali astratti, ma scelte che ci rendono beati già ora, perché ci fanno partecipi della gioia stessa di Dio.
L’esempio dei santi, come suor Maria Troncatti, oppure Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, da poco canonizzati, ci dimostra che la santità è una realtà concreta, da vivere con passione e impegno qui e ora, in qualunque stato di vita e contesto sociale, nelle piccole e grandi scelte di ogni giorno. L’ascolto e la cura, l’impegno associazionistico e caritativo, l’evangelizzazione digitale, l’amicizia e il dono di sé sono vie accessibili a tutti affinché l’invito della proposta pastorale di quest’anno “Alzati e vai” divenga reale cammino in risposta alla chiamata di Dio.
La santità, lo si dice spesso, non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel vivere in modo straordinario le cose ordinarie. È santo un lavoratore che compie il suo dovere con onestà, un giovane che sceglie la verità anche quando costa, un anziano che affronta la fragilità con fede e pazienza… questa è la “santità della porta accanto”, presentata da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Gaudete et Exsultate:
Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere…
I Santi non sono modelli irraggiungibili, ma amici che ci precedono e ci accompagnano. Guardando a loro impariamo che la santità è possibile e che la grazia può trasformare ogni fragilità in testimonianza luminosa.
Oggi la Chiesa ci invita a ringraziare per questi testimoni credibili e a rinnovare il desiderio di rispondere alla nostra chiamata personale alla santità.



